Giorgio Orelli, poeta svizzero di lingua italiana, nasceva il 25 maggio di cento anni fa ad Airolo, in alta Valle Leventina. Vicino a quella che fu definita la "linea lombarda", recuperò nei suoi versi la lezione della tradizione poetica italiana, da Dante a Manzoni, accostandosi, soprattutto agli inizi, a Pascoli e a Montale. Gianfranco Contini non a caso lo definì “un toscano nato in Ticino” per la sua padronanza della lingua. La sua poesia canta il piccolo mondo familiare, la quiete dei pascoli alpini, i giochi dei bimbi, gli incontri nelle stradine dei paesi della vallata: “Chi sa se la mia voce / trova giusti versanti. Forse basta / spirare, come faccio, sorpreso da nebbie / che arruffano ogni sponda dell’anima”.
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FOTOGRAFIA © RSI
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DUE RAGNI
Da quando? se da giorni
e giorni, mesi ormai,
mentre riposo li osservo
e scordo e non senza stupore
riscopro: ombre d’acheni,
più piccoli di mezza formichetta
smarrita nell’acquaio: sempre lì,
lontano quanto basta dalla lampada
che ha bruciato l’incauto calabrone,
diafani a furia di guardarli, quasi
trascoloranti in rosa:
chi sa mai se lo sanno
d’essere l’uno a una spanna dall’altro
come due nèi su una spalla,
inquilini abusivi del soffitto,
strani compagni della mia vecchiaia:
sempre lì, sempre soli, senza preda;
una volta soltanto
è arrivato dal Nord
un ragno d’altro rango,
quasi robusto, nerastro,
è passato col fare inquisitorio
d’un commissario
tra i due come se fossero
sorvegliati speciali,
senza distrarli è sparito
in fretta nel gran bianco
e dunque non li ha visti
calarsi a un tratto
sincronici, sostare penzolando
nel vuoto, dove nemmeno si sognano
di cercare un appiglio
per una tela: intenti alle filiere
troppo presto esaurite? saggiando
il peso d’essere, il mistero?
Un attimo, già stanno
per risalire divorando filo
e distanza: per fingersi di nuovo
due disperse crisalidi,
due punti nei dintorni
di me.
(da Tutte le poesie, Mondadori, 2015)
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NEBELZONE
Al ritorno la patria
non odorava più
di letame, la strada luccicava
di mica e nella nebbia eri tu
che ci passasti accanto
con un lepido camion
di giocattoli gialli, rossi, blu.
(da Spiracoli, Mondadori, 1989)
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Altre poesie di Giorgio Orelli sul Canto delle Sirene:
- Calmo, limpido il mare
- Dal buffo buio
- Dove i ragazzi ammazzano il gennaio
- Farfalla
- Ginocchi
- Il calicanto
- La scolopendra
- L’estate a Prato Leventina
- L’ora esatta
- Mi viene in mente quando eri bambina
- Sulla salita di Ravecchia
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LA FRASE DEL GIORNO
Bisogna vivere per poetare, bisogna tenere ancora un capo.
GIORGIO ORELLI
Giorgio Orelli (Airolo, 25 maggio 1921 – Bellinzona, 10 novembre 2013), scrittore, poeta e traduttore svizzero di lingua italiana. La sua poesia, in parte appartenente al filone post-ermetico, a tratti avvicinata a quella Linea Lombarda, è ricca di grazia musicale e si caratterizza per una sua ironica ambiguità.
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