domenica 23 maggio 2021

La cantatrice


FAUSTO MARIA MARTINI

ELEGIA DEL CAFFÈ-CONCERTO

Fausto, povero Fausto, solo solo!
stai rannicchiato come un usignolo,

ma si vede che il tuo nido è di spine!
Che guardi? guardi agli ori, alle stelline

di quella ch'ora canta in palcoscenico?
o guardi, forse, al tremolar dei seni,

dei seni tondi come doppia pesca?
O speri ancora che sul fondo cresca

la luna gialla (che malinconia!)
la luna che da due ore s'avvìa

pel cielo e ancora dietro il monte sta,
rassegnata nell'immobilità…

Sta il Vesuvio, dipinto, sopra il mare,
stanno le vele senza navigare,

Posillipo odoroso non odora,
e tutto è falso, e indarno, ecco, si sfiora

il ritornello d'una canzonetta,
poiché nessuna bella amante aspetta

quel canto, né dal sonno si ridesta:
«A Marechiaro ce sta 'na fenesta!…».

Che pensi? il palcoscenico dipinto
è triste e gaio. Triste d'oro stinto,

gaio di fiori: e fiori e oro, come
son dentro la tua chiesa, dal bel nome,

Santa Prudenzia; e quella ch'ha la gonna
gemmata e canta è come la Madonna,

piena di stelle, piena di gioielli
col diadema sopra i suoi capelli…

Tu pensi, Fausto, che la cantatrice,
a chi sia dato udir quello che dice

quando non finge, e starle sempre accanto
per ritrovare in lei la via del pianto,

pensi che anch' ella, nel cuore, se cade
il velo, mostra le sue sette spade!

È come la Madonna! E tu vorresti
vestire delle più succinte vesti

lei, ch' ora è quasi ignuda: un fior di carne
socchiuso e senza desiderio, farne

la rassegnata amante provinciale,
perché t'amasse, senza farti male!

E s'ella un giorno si risovvenisse
del breve palcoscenico, ove visse,

la condurresti (oh un poco di maretta!)
a navigare sopra una barchetta,

pel mare vero, a piè d'un monte vero,
sorgendo, ora, la luna per davvero…

E certo, a dissipar la nostalgia
di questa dolce tua malinconia,

che forse allora si trasmuterebbe
in un rimpianto, ella t'accennerebbe

triste e lieta, piegando un po' la testa:
«A Marechiaro ce sta 'na fenesta!».

(da Poesie provinciali, Ricciardi, 1910)

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Dovrebbe essere luogo di divertimento e di allegria il caffè concerto, locale di moda negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo dove si susseguivano spettacoli di varietà alternati a canzoni. Dovrebbe esserlo anche questo, un caffè-concerto romano, forse proprio il Salone Margherita inaugurato nel 1898 in Via dei Due Macelli. Invece anche in quel luogo di ballerine discinte e di “sciantose” scollate vestite di lustrini, il poeta Fausto Maria Martini incontra la sua tristezza crepuscolare, che fa risaltare la solitudine, la malinconia e la nostalgia.

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ÉDOUARD MANET, "LA CHANTEUSE DU CAFÉ-CONCERT"

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LA FRASE DEL GIORNO
Non so d'amore: solo / so di languori musicali, d'aride / ebbrezze dentro il suono chiuse.
FAUSTO MARIA MARTINI




Fausto Maria Martini (Roma, 14 aprile 1886 – 12 aprile 1931), poeta, drammaturgo e critico letterario italiano. Nato poeta crepuscolare nella cerchia di Corazzini, si trasformò in autore di teatro intimista prediligendo sempre il mondo provinciale e borghese e una contemporanea ansia di evasione, pur nella consapevolezza della sua impossibilità.


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