lunedì 1 novembre 2021

Poesie per novembre VIII


Bartolo Cattafi era poeta che volgeva la sua ricerca verso il buio e l’inconoscibile. Non è un caso che nelle nebbie di novembre – siciliano trapiantato al Nord – si trovasse confuso. Quello stesso clima, quel freddo che penetra le ossa, quel sole freddo fa pensare alla sua solitudine e alla sua nostalgia anche il poeta triestino Carlo Stuparich.

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FOTOGRAFIA © STUX/PIXABAY

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BARTOLO CATTAFI

IPOTENUSA

Sfusi e confusi in quella
nebbia di novembre
sentimmo al tatto che l’ipotenusa
era mostruoso errore
audace anomalo lì addosso compartecipe
lato scorretto
d’un angolo retto.

(da Marzo e le sue Idi, Mondadori, 1977)

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CARLO STUPARICH

PRINCIPIO DI NOVEMBRE

O freddo sole di novembre, soltanto ricordi mi scalda in questo corpo rabbrividente. La mia vita ronza tutta dentro; guarda i miei occhi, ti pare che vedano la storia del prossimo, o quanto da godere darebbero quelle onde di carne femminile? La mia carne, se la tocchi, ti spaventi del suo poco fermento: è un ingombro di corpo che pesa brutamente sull'esilità nostalgica della mia anima.

Camminando fra due muri secchi - vi pendono tralci di vite intisichita, pampini rossi come gote assai febbrose - sento che la mia vita è tutta qui in questa solitudine soleggiata a freddo. In nessuna parte ho lasciato lembi della mia persona. Qui raccolgo e stringo tutta la mia anima come un lenzuolo piegato fittamente che odora di fresca lavanda.

(da Cose e ombre di uno, La Voce, 1919)

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LA FRASE DEL GIORNO
Proprio novembre. // Ogni cosa ha il suo posto. // Tuttavia l’ignoto è vicino / come un uccello inquieto.
MARIE-CLAIRE BANCQUART, Senza posto tranne l’attesa




Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.


Carlo Stuparich (Trieste, 3 agosto 1894 – Monte Cengio, 30 maggio 1916), poeta e scrittore. Scrisse una sola opera: Cose ed Ombre di uno, acclamato dai critici come promessa della letteratura italiana. Durante la prima guerra mondiale, unico superstite del suo plotone decimato sul Monte Cengio, si uccise per non cadere prigioniero degli austriaci.


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