PABLO ANTONIO CUADRA
GEROGLIFICO SULLA PARETE DI UN TEMPIO MAYA
Sono, forse – come i Maya -
la bianca
slanciata
intatta
rovina
soffocata dal tempo
o sono
il verde fervore
che nasconde templi
vuoti
e città
dolcemente perdute?
Nel geroglifico
del puro esistere
i miei segni
vengono dall’oblio
e vanno verso l’ineffabile
(da Il giaguaro e la luna, 1959)
.
È certamente una impegnativa dichiarazione della propria teoria estetica e della propria poetica quella che fa Pablo Antonio Cuadra. Vale la pena considerare ciò che scrisse di lui un altro poeta, Thomas Merton, suo traduttore inglese: “La poesia di Cuadra non deve la sua vitalità alla meditazione sentimentale e romantica del 'passato indigeno', ma affonda le sue radici in un formidabile e vivo presente indigeno in cui il passato batte ancora con energia invincibile. Cuadra si ispira alle ceramiche precolombiane Chorotega del suo paese, tanto che lui stesso afferma che le sue poesie furono scritte per essere incise nell'argilla. Rifiuta categoricamente di vedere l'eredità indigena dell'America Centrale come una questione archeologica, e la sua poesia evita tutta l'archeologia per dare solo ciò che ancora vive e lotta per emergere dall'indio che porta in sé”.
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FOTOGRAFIA © CAHAL PECH
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LA FRASE DEL GIORNO
So che è eterno / o poesia / il passeggero.
PABLO ANTONIO CUADRA, Il giaguaro e la luna
Pablo Antonio Cuadra Cardenal (Managua, 4 novembre 1912 – 2 gennaio 2002), poeta, saggista, drammaturgo e critico letterario nicaraguense. Fondatore della rivista Vanguardia ed editore del quotidiano La Prensa, si oppose sia all’invasione statunitense sia alla dittatura di Somoza.
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