DIEGO VALERI
SERA SUBURBANA
Veli madidi di pianto
su la muta sconfinata prateria,
dove stanno per incanto
quattro case, grandi e nude, in simmetria.
Quattro cubi biancheggianti
tra le brume della sera desolate,
e ciascun porta davanti
quattro file di finestre illuminate;
quattro dadi di mattone,
e ciascuno chiude un mondo nel suo cuore:
il natale e la passione,
i misteri della morte e dell’amore…
Ma di questo non san nulla
le finestre: guarda fuori ognuna e brilla,
come un’anima fanciulla
che s’affida al sogno, timida e tranquilla.
(da Poesie vecchie e nuove, Mondadori, 1930)
.
Mi capita soprattutto nelle stagioni di mezzo, quelle in cui il tramonto scende presto e mi trova fuori casa: mi sorprendo a chiedermi che vita ci sarà dietro le finestre illuminate delle case cui passo davanti, un lampadario, una tendina, un vaso di fiori, una pozza di luce giallastra. È la stessa sensazione che esprime con la sua solita profonda leggerezza – mi si perdono l’ossimoro – il poeta Diego Valeri in queste quattro quartine a rima alterna che dipingono un quadro con le parole e testimoniano l’imperscrutabilità delle nostre vite.
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MARIO SIRONI, "PAESAGGIO CON ALBERO, CASA E MONTAGNE"
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LA FRASE DEL GIORNO
E la sera / è già dentro al mattino, / presto l’ombra avrà tutto il tuo cielo.
DIEGO VALERI, La sera
Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.
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