domenica 31 gennaio 2021

Bianche e celesti


FRANCO FORTINI

GENNAIO 1946

Milano, cieche viscere ti colano
per le vie, di macerie nere; i fumi
che dai camini volano
son torvi e verdi; la vita, acre e sciatta.

Ma di quassù visibili
sono, nell'aria netta, l'Alpi. Ecco
lontane, irraggiungibili,
bianche e celesti le grandi montagne
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1946

(da Poesia ed errore, Feltrinelli, 1959)

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È il principio del 1946: la guerra è finita da quasi nove mesi ma nelle città rimangono le sue ferite orrende. Milano è un ammasso di rovine dopo i ripetuti bombardamenti alleati, tanto che con i ruderi delle case sventrate sarà costruita addirittura una collinetta alta 50 metri, il Monte Stella. La prima strofa della poesia di Franco Fortini rappresenta con parole crude questo momento cupo e doloroso. Ma, alzando lo sguardo da quel paese illividito, si riesce a scorgere le Alpi imbiancate in lontananza, il “gran cerchio de l’Alpi di granito” di carducciana memoria. E quel candore, quella purezza immacolata così in contrasto con il nero delle macerie è già un segnale di speranza, di quella ripresa che poi si trasformerà nel boom economico degli Anni Sessanta.

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FOTOGRAFIA © CORRIERE MILANO

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma a ognuno le sue armi. I A voi il fuoco felice e il vino fraterno / a me la speranza acuta dentro la notte.
FRANCO FORTINI, Poesia ed errore




Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


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