Leonardo Sciascia è certamente più noto per i suoi romanzi e per il suo impegno sociale – basti citare l’opera di esordio, Il giorno della civetta, e l’uso del passato in funzione analitica della storia presente, sempre raccontata con occhio critico, in una specie di “controstoria d’Italia”, come scrisse Onofri. Ma, pur limitandosi a due sole raccolte (Favole della dittatura e La Sicilia, il suo cuore), Sciascia nacque poeta, con un amino legato soprattutto al rapporto con la terra siciliana.
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DAL TRENO, GIUNGENDO A B***
La casa splende bianca in riva al mare;
e la palma che svetta nell’azzurro,
il verde trapunto dal giallo dei limoni,
la fredda ombra sotto la trama dei rami.
I suoni stridono sul cristallo del giorno,
una barca rossa si allontana piena di voci.
La ragazza che esce sulla spiaggia
ha dimenticato i sussurrati segreti della notte;
saluta con la mano alta i clamori della barca,
l’azzurro giorno marino, il sole già alto;
poi si china armoniosa a slacciare i sandali vivaci.
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FINE DELL’ESTATE
Dopo la raccolta, ragazzi scalzi invadono
i mandorleti: scettri di miseria
le lunghe canne tentennanti.
I loro occhi acuti
s’incrunano tra le rame, scoprono
la nuda mandorla lasciata.
Mi giunge il picchio delle canne,
il lieve tonfo sulla zolla: suoni
dell’estate che muore, dell’autunno
delle piogge e dei poveri.
(da La Sicilia, il suo cuore, Bardi, 1952)
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Su Il canto delle Sirene altre tre poesie di Leonardo Sciascia:
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LA FRASE DEL GIORNO
Poiché nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende.
LEONARDO SCIASCIA, La strega e il capitano
Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), scrittore e poeta italiano. Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, all'ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell'umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso.
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