Il 19 gennaio di cento anni fa nasceva a Lima il poeta, scrittore e traduttore peruviano Javier Sologuren. Appartenente alla cosiddetta Generazione del’50, fu un raffinato estimatore della “poesia pura” e ha sempre cercato di manifestare nei suoi versi un simbolismo essenziale capace di opporre la sua estetica alla retorica. La poesia torna alla sua funzione originaria di evocazione, di creazione di un nuovo linguaggio, per esplorare attraverso la sua illuminazione il senso dell’esistenza.
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FOTOGRAFIA © ARCHIVIO POESÍA PERUANA
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L’ADATTAMENTO
Il giorno separa
la notte unisce
(ecco una differenza)
la mano che si apre
la mano che si chiude
(ecco una metafora)
e siamo dentro di essa
usciamo ed entriamo
entriamo e usciamo
(ecco un’abitudine)
ma
una volta
una
sola
volta
saremo
soli
nell’unirsi
della notte
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IL PASSARE DEGLI ANNI
per mia figlia Viveka
Perché ho catturato la farfalla
non nel giardino
ma nel sogno
perché sul mio cuscino
ho sentito il fiume cantare
e pregare al crepuscolo
perché il cielo breve
del fiore
mi ha portato lontano
perché ancora il bambino
(che sono stato e che talvolta sono)
si sveglia e vede
la farfalla
volare nel giardino
che più non sogno.
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STANZA 19
Che sapore ha il pane!
Come sono facili i passi,
come tutto è sopportabile
sapendoti al mio fianco,
Amicizia, quanta gioia
nella tua stretta di mano!
(da Vita continua, 1989)
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Di Javier Sologuren sul Canto delle Sirene anche:
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LA FRASE DEL GIORNO
Non vedo /che il mare / io sono il mare.
JAVIER SOLOGUREN, Vita continua
Javier Sologuren Moreno (Lima, 19 gennaio 1921 – 21 maggio 2004), poeta, scrittore, traduttore ed editore peruviano. Appartenente alla Generazione del’50, fu un purista, caratterizzando la sua poesia con una combinazione di classicismo, simbolismo e un particolare surrealismo.
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