giovedì 28 gennaio 2021

Abbas Saffari


Il poeta iraniano Abbas Saffari è stato vinto da una lunga malattia cui ha dato il colpo di grazia l’infezione da Covid-19. Nato nel 1951 a Yazd, nell’Iran centrale, nel 1979 era sfuggito alla rivoluzione khomeinista riparando negli Stati Uniti. Fondatore ed editore di riviste letterarie iraniane in esilio (Sang e Cactus), tradusse Ezra Pound. Nel 2010 ebbe molta eco una rivisitazione della storia di Adamo ed Eva e del Paradiso terrestre, intitolata La nostra storia. Nella sua poesia, spesso incentrata su Los Angeles ma anche sulla nostalgia della madrepatria, ha spesso introdotto giochi di parole e un buon senso dell’umorismo.

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CENA DI SABATO SERA

La cipolla, la grattugerò
perché non si secchi la mia fonte di lacrime.
La patata, la pelerò
per il tuo gioco di prestigio con la pelle.
Lascia che suoni Nusrat Fateh Ali Khan, il menestrello sufi
perché ci apra una finestra su Konya,
una finestra adorna di narcisi, sonnolenta e languida,
e piena di piccioni viaggiatori.
Se chiamano
da MasterCard
o dall’Agenzia delle io-non-ho-affatto Entrate
di’ loro che sono andato in Kashmir
a cercare la palla da polo persa da tempo dal re indiano Aurangzeeb,
e che non è chiaro quando tornerò.
Non ridere, mia cara!
Le incomprensioni culturali
allontanano i seccatori
più in fretta di una vuota conversazione.
Ora, mentre questo riso indiano invecchiato cuoce,
metti due bicchieri, labbro a labbro, vicino alle nostre mani
della nostra annata più vecchia, quattro anni
e un ricordo del secolo scorso.
Un sorso di buon vino
è sufficiente a cancellare un secolo intero dalla memoria.
Sorso dopo sorso
possiamo tornare così indietro
che dopo cena
possiamo trovarci al chiaro di luna
tra i palmeti della Mesopotamia,
e verso mezzanotte
in un luogo primordiale nudo
e sconfinato.

(da Fiammiferi bruciati, 2005)

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UN UCCELLO È UN UCCELLO

Quando disegno apro questa tenda
Un’antenna TV
e spesso qualche pettirosso a impreziosire il mio mattino.
Non è però la mancanza di finestre
che mi ha condotto qui
Questo rettangolo d’azzurro avrei potuto averlo
da qualsiasi altra parte
Anche gli uccelli
in ogni parte del mondo
posano nello stesso modo
quei loro petti di velluto
sono a portata d’occhio
Dunque, pettirossi o corvi,
che differenza fa?
Un uccello è un uccello.

Ad essere onesti,
non mi ricordo
perché sono venuto qui
Certo, deve essere stato un motivo importante
Non si diventa vagabondi senza motivo.
Quando me ne ricorderò finirò questa poesia…

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LA FRASE DEL GIORNO
Non ho scoperto la bellezza / dei cieli / finché non li ho guardati negli occhi di Eva.
ABBAS SAFFARI, La nostra storia




Abbas Saffari (Yazd, 1951 – Long Beach, Florida, 26 gennaio 2021), poeta iraniano. Nel 1979, all’avvento di Khomeini, riparò negli Stati Uniti, dove fondò alcune riviste di esuli e tradusse Ezra Pound. Le sue poesie sono caratterizzate da giochi di parole e senso dell’umorismo.


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