LEONARDO SCIASCIA
AD UN PAESE LASCIATO
Mi è riposo il ricordo dei tuoi giorni grigi,
delle tue vecchie case che strozzano strade,
della piazza grande piena di silenziosi uomini neri.
Tra questi uomini ho appreso grevi leggende
di terra e di zolfo, oscure storie squarciate
dalla tragica luce bianca dell’acetilene.
È l’acetilene della luna nelle notti calme,
nella piazza le chiese ingramagliate d’ombra;
e cupo il passo degli zolfatari, come se le strade
coprissero cavi sepolcri, profondi luoghi di morte.
Nell’alba, il cielo come un freddo timpano d’argento
a lungo vibrante delle prime voci; le case assiderate;
in ogni luogo la pena di una festa disfatta.
E i tramonti tra i salici, il fischio lungo dei treni;
il giorno che appassiva come un rosso geranio
nelle donne affacciate alla prora aerea del viale.
Una nave di malinconia apriva per me vele d’oro,
pietà ed amore trovavano antiche parole.
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Il ricordo del paese natale, Racalmuto, borgo dell’Agrigentino, riaffiora nella memoria di Leonardo Sciascia, che lo abbandonò per vivere prima a Roma, poi a Caltanissetta e infine a Palermo: le strade, la grande piazza dove gli uomini si fermano a chiacchierare, a parlare del duro lavoro nelle miniere di zolfo e di sale, la bellezza del cielo all’alba e al tramonto, per quanto lontane, restano dentro. Sono le radici mai recise di quel povero paese, “il paese del sale, il mio paese / che frana - sale e nebbia – / dall’altipiano a una valle di crete; / così povero che basta un venditore / d’abiti smessi - ridono appesi alle corde / i colori delle vesti femminili – / a far festa, o la tenda bianca / del venditore di torrone”.
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RACALMUTO, MONUMENTO A LEONARDO SCIASCIA – FOTO © SCALIA
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LA FRASE DEL GIORNO
Il tema dell'esilio (l'esilio che generazioni di siciliani, per sfuggire alla povertà dell'isola, hanno sofferto e soffrono) si lega amaro e dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi perduti.
LEONARDO SCIASCIA, La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia
Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), scrittore e poeta italiano. Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, all'ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell'umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso.
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