PAUL VALÉRY
LA DORMIENTE
A Lucien Fabre
Quali segreti brucia nel cuore la mia giovane amica,
Anima dalla dolce maschera, che aspira un fiore?
Di quali vani alimenti il suo naturale calore
Fa l’irraggiarsi d’una donna dormiente?
Soffio, sogni, silenzio, invincibile pausa,
Tu trionfi, o pace più potente d’un pianto,
Quando l’onda grave del pieno sonno e l’ampiezza
Cospirano sul seno d’una tale nemica.
Dormiente, mucchio dorato d’ombre e d’abbandoni,
Il tuo spaventoso riposo è carico di tali doni,
O languorosa cerva lunga vicino a un grappolo,
Che malgrado l’anima assente, agli inferi occupata,
La tua forma del ventre puro che un braccio fluido ti vela,
Veglia; la tua forma veglia, e gli occhi miei sono aperti.
(La dormeuse, da Charmes, 1922 - Traduzione di Luigi Tassoni)
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La visione di una ragazza addormentata fa balenare agli occhi del poeta francese Paul Valéry il puro contatto con l’essere che si verifica durante il sonno: l’anima attinge al suo assoluto, si rifugia nella parte più profonda del sé mentre, al contrario, il corpo ancora veglia.
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TAMARA DE LEMPICKA, “LA TUNIQUE ROSE”
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LA FRASE DEL GIORNO
Ah, veder la bellezza / che copia l'infinito; / candore benedetto / della tua assenza pura!
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Diario di poeta e mare
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