sabato 23 maggio 2020

L’angolo deserto


ALFONSO GATTO

LE COSE

Un giorno busseranno ad ogni casa,
chi vive è già colpevole d’avere
la sua vita segreta. Scende il buio
della notte, si resta dietro ai vetri
ad aspettare come giunge il vasto
assurdo della quiete. È nelle cose
di sempre ferme al loro posto il nuovo
sguardo impietrito: l’angolo deserto
mette in salvo il fuggiasco o per lo scarto
gli affaccia la sua muta. Sembra un vano
delirio questo credere alle cose.


(da Giornale di due inverni, poi in La storia delle vittime, Mondadori, 1966)

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È naturalmente un tempo di guerra quello di questa poesia di Alfonso Gatto, il periodo dell’occupazione nazifascista di Milano, precisamente l’inverno del 1943-44: quel senso di essere braccati, quell’angoscia buzzatiana pervadono gli undici endecasillabi. Lo straniamento particolare di quella situazione porta a dubitare di tutto, persino delle cose, che possono nascondere la salvezza o l’essere perduti.

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MILANO, APRILE 1944 - L'HOTEL REGINA, SEDE DEL COMANDO NAZISTA – FOTOGRAFIA © CORRIERE

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi vive è leggero, /  è stanco in tutto il mondo. / Chi vive è senza gloria.
ALFONSO GATTO, La storia delle vittime




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.

3 commenti:

Flo ha detto...

"...o per lo scarto
gli affaccia la sua muta..."
non lo capisco, puoi per favore spiegarmi?

DR ha detto...

Certamente: o se, a seguito di una improvvisa deviazione, ritorna visibile ai suoi inseguitori (la muta di cani)

Flo ha detto...

Grazie.
Che angoscia...