lunedì 18 maggio 2020

La città nella finestra


ARUNDHATHI SUBRAMANIAM

NO

Mi sveglio la mattina
per ritrovare la città nella finestra,
una bocca gigante
che ho dimenticato come chiudere.

Suona il telefono,
ogni squillo un promemoria
che sono stata individuata,
che sono Quella
le cui email si accumulano senza risposta,
le cui liste di controllo crescono
aggrovigliate,
arruffate,
sfrenate.

Quella che non è mai sulla piattaforma giusta.
Quella che si allontana
da mani inopportune
nei finestrini della macchina.
Quella che sorride quando non lo vuole.
Quella che non ha votato in tre elezioni.

Ma quello che nessuno immagina
è che sono Quella che dopo il tramonto
si aggira per i vicoli bui,
con la fame di annientare chiunque
cerchi di domarla
con tentacoli umidi e malarici
di colpa.

E nelle notti di luna piena
osa ancora
guardare il mondo
in pieno viso
e dire
no.


(da Dove vivo, 2009)

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La poetessa indiana Arundhathi Subramaniam rivendica la sua indipendenza di donna e di essere umano: quel NO gridato al mondo è un No allo sfruttamento, alla violenza, al tracciamento continuo della nostra persona. È un no gridato agli uomini che non la comprendono e anzi tentano di addomesticarla, è un no di liberazione, di estraniamento da una società che non riesce a riconoscere.

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FOTOGRAFIA © PXFUEL

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LA FRASE DEL GIORNO
E noi / corrotti come chiunque altro / da un mondo assuefatto / ai carboidrati / e alle parole, // brancoliamo /ancora / fra tramonti, metrica e / schegge di speranza / / per un istante / liberi / dal terribile contagio / dell’abitudine.
ARUNDHATHI SUBRAMANIAM




SubramaniamArundhathi Subramaniam (Mumbai, 1967), poetessa, artista e scrittrice su temi di spiritualità e cultura. Ha lavorato negli anni come editrice e curatrice di poesia e giornalista culturale. Vive tra Mumbai e il centro Yoga di Coimbatore. Tra le sue opere Dove vivo (2009), Quando Dio è un viaggiatore (2014), e Amore senza una storia (2019).


2 commenti:

Flo ha detto...

Mi piace. Mi piacciono i tentacoli umidi e malarici di colpa

DR ha detto...

Davvero evocativi, ho pensato a certi fumetti