JOAN MARGARIT
POESIA
Né, come Sisifo, conosco la mia pietra.
La faccio rotolare sempre più in alto. E cade sempre giù.
Torno a prenderla, è pesante e ruvida.
Ma lo stesso la scaldo con le mie braccia
mentre riprendo a farla salire più in alto.
È una strana infelicità.
Penso che è più crudele però,
non avere mai trovato nessuna pietra
per sollevarla così, inutilmente.
Farla salire per amore, Sempre più in alto.
(da Si perde il segnale, 2013)
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“Inseguendo la bellezza, sei solo: / se la raggiungi, svanisce e lascia / polvere di farfalla sulle dita”: è la fatica di fare poesia, secondo Joan Margarit, che addirittura la paragona al titanico supplizio di Sisifo, condannato per avere sfidato gli dei a far rotolare fino alla cima di una collina un masso che, una volta alla sommità, torna a rotolare lungo il pendio. Fare poesia è portare su e giù quella pietra, dice Margarit, ma un supplizio ben più grande sarebbe non avere trovato mai la pietra della propria poesia: “Rincorrerai di nuovo lo splendore / che cerchi dentro di te, come il lampo / che mostra fugacemente, / fino al lontano orizzonte, la realtà”.
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IMMAGINE DAL WEB
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia serve a introdurre nella solitudine delle persone un mutamento che favorisca un maggiore ordine interiore di fronte al disordine della vita.
JOAN MARGARIT, Calcolo strutturale
Joan Margarit i Consarnau (Sanaüja, 11 maggio 1938) è un poeta, architetto ed ex professore catalano. Si definisce poeta bilingue catalano/castigliano, disdegna le correnti poetiche e considera il poeta "l’essere più realista e più pragmatico perché beve dalla realtà”.
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