GESUALDO BUFALINO
SERENATA A GESSICA
I violini sotto i balconi del ghetto
acutamente ti chiamano, cuciono
ai tuoi piedi un damasco dogale:
tu da una fiaba mi lanci una rosa.
Gessica, ma le palme della sera
l’ingenua fronte bendarti
non senti ancora, e dai canali immensa
un’aquila di nuvole levarsi?
Addio, Gessica, addio, viso perduto:
già remota, con gesti di sonno
navighi un fiume d’aria
fra uno sterminio docile di fiori.
(da L’amaro miele, Einaudi, 1982)
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“Ricordi patetici come rulli di pianola o vecchie fotografie”: così lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino bollava alcuni dei componimenti di L’amaro miele, opera che raccoglieva anche molte poesie giovanili. L'addio alla donna amata, la fine delle relazioni amorose, il lato doloroso dell’amore, spingono il poeta a osservare un lato più malinconico della vita, in cui il sentimento della perdita già mette in moto il teatro della memoria.
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PINO DAENI, “DONNA AL BALCONE
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LA FRASE DEL GIORNO
Ritengo che nessuno senza memoria possa scrivere un libro, che l'uomo sia nessuno senza memoria. Io credo di essere un collezionista di ricordi, un seduttore di spettri.
GESUALDO BUFALINO, Il Messaggero, 21 febbraio 2002
Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.
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