ÓSCAR HAHN
I FANTASMI DI LISBONA
Dove sarà il passato che avevamo,
il passato che ebbi tra le tue braccia
Per strada risuonano i nostri passi
ma noi non ci siamo: siamo svaniti
Dove saranno i baci che ci demmo
la tristezza così dolce del fado
le promesse e i pianti la mia rabbia
i
corpi che un giorno condividemmo
Sono spaventati i nuovi occupanti
della nostra stanza d’albergo, sentono
ridere persone sotto la doccia
Noi come personaggi di Pessoa
siamo anime senza corpo: due amanti
che soffrono nella notte a Lisbona.
(da Apparizioni profane, 2002)
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Più che fantasmi questi del poeta cileno Óscar Hahn sono ricordi, apparizioni del passato, sdoppiamenti di due esseri che furono felici nella Lisbona del tempo che fu – simili a personaggi di Pessoa, incapaci però di ritrovarsi perché, come scriveva il poeta portoghese attraverso l’eteronimo Álvaro de Campos “ Il luogo ove si torna è sempre un altro, / la stazione a cui si torna è diversa. / Non c'è più la stessa gente, né la stessa luce, né la stessa / filosofia”.
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ACQUARELLO DI RENATO PALMUTI
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LA FRASE DEL GIORNO
Le poesie si presentano proprio come i fantasmi. Non progetto di scriverle perché in qualsiasi momento può apparirmi una di queste immagini, camminando per strada, parlando con un amico e persino dettando in classe.
ÓSCAR HAHN, El Mercurio, 25 settembre 2002
Óscar Hahn (Iquique, 5 luglio 1938), poeta, critico e saggista cileno appartenente alla Generazione dei Sessanta nota anche come Generazione dispersa. Dopo il golpe del 1973 e l’arresto, scelse l’esilio negli Stati Uniti, dove insegnò letteratura spagnola all’Università del Maryland e in quella dello Iowa.
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