EUGÉNIO DE ANDRADE
CI SONO GIORNI
Ci sono giorni in cui crediamo
che tutto lo schifo del mondo ci cada
addosso. Poi
usciamo sul balcone e vediamo
i bambini correre cantando
lungo il molo.
Non conosco i loro nomi. Uno
o l’altro mi assomiglia.
Voglio dire: somiglia a quello che fui
quando divenni
luminosa presenza della grazia
o dell’allegria.
Allora si apre un sorriso
su un’estate lontana.
E dura, dura ancora.
(da I luoghi del fuoco, 1998)
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Una dolce nostalgia viene a sostituire l’amarezza, la disperazione, lo sdegno di una qualunque giornata in questo mondo: al poeta portoghese Eugénio De Andrade basta scorgere il gioco dei bambini, la loro allegria per mutare d’umore, per ritrovare nel ricordo il bambino che fu, per riprovare nella memoria quell’ingenua felicità.
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DIPINTO DI CORINNE HARTLEY
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LA FRASE DEL GIORNO
Quando il bambino era bambino, / lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia, / che ancora continua a vibrare.
PETER HANDKE, Il cielo sopra Berlino
Eugénio de Andrade, pseudonimo di José Fontinhas Rato (Fundão, 19 gennaio 1923 – Porto, 13 giugno 2005), poeta e scrittore portoghese, tradusse García Lorca, Borges, Saffo e Ritsos. Della sua opera José Saramago disse che è una “poesia del corpo cui si arriva attraverso una depurazione continua”.
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