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martedì 30 settembre 2025

Salvacondotto per il cosmo


NELO RISI

SU DUE IMMAGINI DI «ODISSEA NELLO SPAZIO»

… finalmente la mano si fa prensile
brandisce l’osso, lo converte in clava
arma d’offesa o levigato arnese
lanciato verso l’alto dal primo essere pensante

Senza spiegar le vele, con uno stacco
di milioni d’anni, s’alza un vascello
che da mondo a mondo scivola via in un sogno
senza sonno guidato da un cervello artificiale

Quel gesto vale un salvacondotto per il cosmo

(da I fabbricanti del "bello", Mondadori, 1982)

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Nelo Risi, che oltre ad essere poeta era anche regista - sedici film da Il delitto Matteotti del 1956 a Per odio, per amore del 1991 - apprezza lo stacco ideato da Stanley Kubrick tra il primo e il secondo episodio dei quattro che compongono 2001 Odissea nello spazio: grazie a un misterioso monolite l'ominide Guarda-La-Luna ha appreso l'uso di un'arma - l'osso, appunto - per cacciare e sopraffare i rivali e lo lancia verso il cielo. Il montaggio passa senza soluzione di continuità da quell'arma rudimentale a un'astronave. Risi riconosce in quel gesto l'evoluzione umana e la supremazia nel cosmo: l'avventura spaziale è la scoperta stessa dell'umanità.

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IMMAGINE © MGM

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il futuro? è all’origine.
NELO RISI, Ruggine

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Nelo Risi (Milano, 21 aprile 1920 - Roma. 17 settembre 2015), poeta e regista italiano. Laureato in Medicina, non praticò mai la professione. Partito da una lezione montaliana, si staccò dall’ermetismo trovando il suo spazio espressivo in uno spirito critico, spesso ideologico, capace di indagare con una precisione nitida e scrupolosa gli aspetti psicologici e sociali del vivere.


lunedì 29 settembre 2025

Eravamo solo tempo


FRANCISCO BRINES

LE ESTATI

a Carmen Marí

Com'erano lunghe e calde le estati!
Eravamo nudi in riva al mare,
e il mare ancora più nudo. Con gli occhi,
e con i corpi agili, godevamo
del possesso più felice del mondo.

Le voci al chiaro di luna risuonavano per noi,
e la vita era calda e violenta,
ingrati passavamo al sonno.
Il ritmo oscuro delle onde
ci bruciava in eterno, eravamo solo tempo.
Le stelle si cancellavano all'alba
e, con il ritorno della luce fredda,
furioso e delicato, iniziava l'amore.

Oggi sembra un inganno che fossimo felici
nel modo immeritato degli dei.
Quanto strana e breve fu la giovinezza!

(da L'autunno delle rose, 1986)

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La giovinezza ci sembra sempre un'età dell'oro - almeno quando guardiamo indietro con nostalgia e una vena malinconica a quel tempo perduto. Così anche per il poeta spagnolo Francisco Brines, che nell'esperienza amorosa nelle spiagge estive ravvisa quasi la condizione degli dei. E non era che la gioventù...

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FOTOGRAFIA © WALLPAPERACCESS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ora conosco la verità del mio amore: / La sua presenza ha superato l'imperfezione dell'uomo,
FRANCISCO BRINES, Parole all'oscurità

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Francisco Brines Bañó (Oliva, 22 gennaio 1932 - Gandía, 20 maggio 2021),​ poeta spagnolo. Inquadrato nel gruppo della Generazione dei ‘50, se ne distaccava per la sua poesia elegiaca attenta alla bellezza, al malinconico scorrere del tempo e alla caducità del vivere. Ê stato insignito del Premio Cervantes per il 2020.


domenica 28 settembre 2025

Il bottone


ALBERICO SALA

SALTA NELL'AFA URBANA IL BOTTONE

Salta nell’afa urbana il bottone
della camicia azzurra (lino d’India)
lavata e stirata al paese. La scatola
di cartone (caramelle o cioccolata
Introdotti dal viale delle mura
nelle catacombe del collegio),
è gonfia di refe, spilli ed aghi,
m’ha seguito in queste nuove stanze.
Sento il tuo passo domenicale,
la tua furia nel pulire, ordinare, 
benedette le tue mani nei bagliori 
degli alberi del Parco. Ora riposano
nell’aria condizionata (fuori
l’aroma dei fieni, dei tigli). Non parli,
ripassi il tuo, il nostro tempo, 
incontri chi se n’è già andato;
rammendi con la tua la nostra vita.

(da Sul tuo sonno, Compagnia del Disegno, 1988)

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Un bottone che salta a una camicia. Il poeta Alberico Sala prende la scatola con aghi, fili e spilli - quella che tutti abbiamo in casa, trasformando alla bisogna una confezione di biscotti danesi, cioccolatini o caramelle. E, ricucendo il bottone, ricorda la vecchia Iside, che lo faceva per lui un tempo, ora ricoverata in casa di riposo a inseguire i fantasmi della vecchiaia.

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FOTOGRAFIA © PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Faremo il giro / del mondo, può darsi, per ritrovarci.
ALBERICO SALA, Chi va col lupo

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Alberico Sala (Vailate, 11 marzo 1923 - 25 novembre 1991), scrittore, poeta e critico d'arte italiano. Fu giornalista e critico cinematografico all’Eco di Bergamo, Corriere d’informazione, al Corriere della sera e al Giorno. Tra i suoi temi la vita familiare, la pianura bergamasca e la condizione del vivere moderno.


sabato 27 settembre 2025

L’altro


JORGE LUIS BORGES

ALEXANDER SELKIRK

Sogno che il mare, quel mare, mi accerchia
E dal sogno mi salvan le campane
di Dio, che benedicono i mattini
di questi amati campi d’Inghilterra.

Ho penato cinque anni in mezzo a eterne
cose di solitudine e infinito,
che ormai sono la storia che ripeto
nelle taverne, come un’ossessione.

Dio mi ha ridato alla realtà degli uomini,
a specchi, porte, nomi, cifre e adesso
non sono più colui che eternamente

guardava il mare e la sua fonda steppa.
Ma come fare che anche l’altro sappia
che sono qui, tra la mia gente, salvo?

(da L'altro, lo stesso, Adelphi, 2002 - Traduzione di Tommaso Scarano)

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Alexander Selkirk, marinaio scozzese, abbandonato dal capitano della nave corsara Cinque Ports, visse come naufrago per oltre quattro anni, dall'ottobre 1704 al febbraio 1709, su un'isola deserta del Pacifico, nell'arcipelago di Juan Fernández, la Más a Tierra. Salvato dalla nave corsara Duke, fu riportato in Inghilterra e ispirò il romanzo di Stevenson su Robinson Crusoe. Con la storia di Selkirk il poeta e scrittore argentino Jorge Luis Borges mette in scena la crisi dell'io, il senso di sé distorto da un dislocamento geografico: ancora avvolto dall'incubo di quell'oceano, prova ad allontanarsene riconoscendo i simboli della sua terra. Ma, ossessionato dai prolungati effetti del trauma, resta lacerato tra il Sé fisicamente in Inghilterra e l'Altro rimasto sull'isola.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Chi ha scorto l'universo, non può pensare a un uomo, alle sue meschine gioie o sventure, anche se quell'uomo è lui. [...] Non gl'importa la sorte di quell'altro, non gl'importa la sua azione, poiché egli ora è nessuno.
JORGE LUIS BORGES, L'Aleph

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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


venerdì 26 settembre 2025

Un semplice spettatore


ALFONSO CANALES

MEMORIE

Come qualcuno che guarda un film romantico,
rivedo i miei giorni sprecati, le mie esplorazioni infantili,
i miei giardini lontani e le mie scoperte
di piaceri proibiti.
Quel tempo sprecato e morto non è più mio:
faccio finta
di ricordare, quando sono
un semplice spettatore
di eventi goffamente inventati.
Sono un altro, e prima sono stato un altro e un altro ancora. Immagino
che questa persona che ora scrive
questi versi trascini catene di gioiose o dolorose,
ma in verità, non so
dire se oggi
è uguale a ieri e se sarà uguale domani.

(da Poesie della tegola, 2012)

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Il tempo passa e noi cambiamo, non solo fisicamente: nel suo flusso continuo viviamo in un eterno presente, come nota il poeta spagnolo Alfonso Canales. Se il futuro ci è ignoto, siamo invece spettatori del nostro passato, che si presenta sotto forma di memorie: "Ha ancora un barlume di memoria nelle mie mani / il gelsomino estivo - che fine ha fatto quella neve! -, / che dava un profumo di festa alla notte silenziosa, / Lo sento ancora nel petto, quando chiudo gli occhi; / e il mormorio delle onde, lento, lontano, / dentro di me fiorisce, quando piove il silenzio".

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RENÉ MAGRITTE, "IL LUOGO COMUNE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Siamo pietre che trasformano tutto in memoria.
ALFONSO CANALES, Delle ore

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Alfonso Canales Pérez-Bryan (Málaga, 1923 - 18 novembre 2010), poeta e critico letterario spagnolo. Studiò Lettere e Filosofia ma si laureò in Giurisprudenza. Fondò la rivista Papel Azul con José Antonio Muñoz Rojas, Appartenne al gruppo di Caracola, importante rivista che continuava la tradizione editoriale e tipografica di Litoral a Málaga.


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giovedì 25 settembre 2025

Infinite poesie


ROBERTO FERNÁNDEZ RETAMAR

PER UN ALTRO RE

Giungono lunghe, infinite poesie: le respingo;
ritornano come in onde insistenti, in reti,
in acque vaste e impetuose: le spingo
contro il loro stesso ruggito, le affondo
l'una nell'altra; ritornano ancora, vanno agli occhi,
vanno al viso, cercano la bocca, il corpo:
resisto loro, le respingo, ritornano, ritornano sempre.
Una fitta moltitudine di lettere
è già in cammino, e il rifiuto è inutile.

(da A chi possa interessare, 1970)

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Il poeta cubano Roberto Fernández Retamar prova a resistere all’impulso poetico, al flusso incessante dell’ispirazione, della sua urgenza di essere espressa. Ma è un’onda continua che torna con costanza, che travolge, che costringe al procedimento poetico, alla “unica poesia che una mano / traccia instancabile e gioiosa / su un immenso foglio che vola”.

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ROB GONSALVES, "THE SUN SETS SAILS"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Questo è il bello dei poeti, / che hanno detto ciò che volevano dire.
ROBERTO FERNÁNDEZ RETAMAR, Cose del cuore e altre poesie

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Roberto Fernández Retamar (L'Avana, 9 giugno 1930 – 20 luglio 2019), poeta e scrittore cubano. Appartenente al gruppo di poeti legati alla rivista Orígenes, punto di partenza della nuova poesia cubana, si è inizialmente dedicato alla poesia pura per poi orientarsi, sulla scia dell'esperienza rivoluzionaria, verso tematiche sociali e una produzione di testimonianza.


mercoledì 24 settembre 2025

La danza delle carezze


ANTONIO PRETE

NUDA COME UNA NUVOLA

Nuda come una nuvola, muovevi
verso il bacio con un passo d’acrobata,
assorta, e il riso della pelle t’era
mantello e fuoco.
Del celeste rito
torna talvolta un lampo, e si dischiude
la festa del tepore: era velluto
la sera alla campagna, e nella stanza
dolce sorgeva e impetuosa la danza
delle carezze. Il grido della perdita
e del ritrovamento navigava
nel cielo senza tempo dell’amore…

(da Se la pietra fiorisce, Donzelli, 2012)

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Il poeta e francesista Antonio Prete prende “questa materia d’ombra che è vita” e la trasforma in un universo metafisico: anche l'amore, pur nella sua sensuale carnalità, vi volteggia leggero, si incarna nel velo di un ricordo

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HANS HERMANN, "NUDO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sta l'istante nella trama del tempo, / nel cuore di quella luce che accoglie / il prima e il dopo e custodisce / il ricordo e il presagio.
ANTONIO PRETE, Se la pietra fiorisce

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Antonio Prete (Copertino, 1º dicembre 1939), francesista, critico letterario e poeta italiano. Nella sua poesia è presente, secondo forme essenziali, una dimensione meditativa e interrogativa, oltre che un dialogo con poeti come Paul Celan e Edmond Jabès. Spesso il verso è in relazione con le modulazioni della prosa.


martedì 23 settembre 2025

La vacca sacra


RAFAEL GUILLÉN

TEORIA DELL'ORDINE

La vacca sacra ha spudoratamente deposto
la sua carcassa affamata
sull'asfalto del viale
trafficato e, ignara di qualsiasi norma
di civiltà, assiste imperturbabile
al tumulto e al rumore provocati
dalla sua maestosa indolenza e sa
che questo è l'ordine perché è sempre
stato disposto in quel modo, come potrebbe
non essere stato o come, sospetta,
potrebbero esserci mondi in cui le vacche
non si sdraiano causando
ingorghi e forse pensa
cosa faremo, mentre
intorno a lei sopporta il traffico incessante
di risciò e motociclette e autobus
zoppicanti e vecchie biciclette
e nei suoi occhi languidi si riflettono
le facciate color rosa, i salti
delle scimmie che si arrampicano sui muri
sporchi, la spazzatura, i mucchi
di frutta, le bancarelle e i negozi
delle cianfrusaglie, una folla
eterogenea e capre sugli alti
tetti e qualche cammello isolato
e le corna e le urla e lei
sdraiata lì, che esercita indifferente
il suo potere, rimuginando dentro di sé
che se è così e non altrimenti
è perché, senza dubbio, dovrà essere così.

                                                (Jaipur, India, 1994)

(da Stati trasparenti, 1998)

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L'ordine che regna a Jaipur, in India non è quello che regna altrove. Il poeta spagnolo Rafael Guillén in una sua insolita poesia dal tono umoristico, nella città indiana  osserva la scena di una vacca sacra che si sdraia in mezzo alla strada e fa deviare il traffico. L'intenzione di Guillén è naturalmente di farci riflettere sul valore che diamo alla realtà, agli usi, alle consuetudini, ai riti, sul fatto che quello che in una società risulta normale, altrove non avrebbe ragione di essere e che quindi nessuno dovrebbe giudicare né tantomeno pensare sulla base di stereotipi.

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FOTOGRAFIA © GARE CENTRALE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La religione è un fatto eminentemente sociale.
ÉMILE DURKHEIM, Le regole del metodo sociologico

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Rafael Guillén (Granada, 27 aprile 1933 – 4 maggio 2023), un poeta spagnolo della Generazione del ‘50.Contribuì a rivitalizzare la poesia andalusa del dopoguerra fondando e dirigendo nel 1957 la raccolta di poesie Veleta al Sur,  La sua poesia si interroga sull’amore, sul tempo e sul mistero della vita.


lunedì 22 settembre 2025

L’estate se n’è andata


RACHEL KORN

STUDIO AUTUNNALE

Non riesco a comprendere
i versi selvaggi e folli
scritti sui vetri appannati
da un ramoscello appassito.

Potrebbe essere un presagio
proveniente da una lontananza velata,
dove la notte incontra il giorno –
un presagio,
che io stia lì, pronta.
Potrebbe essere il suo dolore pieno di lacrime,
o forse un desiderio,
riluttante ad andarsene.

Sui vetri appannati
il ​​vento incolla una foglia d'albero –
un segno ingiallito
che l'estate se n'è andata
come un sogno appassito.

(da Poesie scelte, 1986)

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Alle 20.19, con l’equinozio, inizia l’autunno. Rachel Korn, poetessa canadese, legge i suoi primi segni come se fossero enigmatiche manifestazioni, simboliche avvisaglie da decifrare per leggere il futuro. Ma l'unica cosa certa è che l'estate ormai è finita ed è iniziato un altro autunno.

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FOTOGRAFIA © ZOLON/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La terra è piena di cielo, / e ogni cespuglio comune arde di Dio; / e solo chi vede si toglie le scarpe; / gli altri siedono intorno e raccolgono more.
ELIZABETH BARRETT BROWNING, Aurora Leigh

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Rachel (Rokhl) Häring Korn (Pidlisky, Ucraina, 15 gennaio 1898 – Montreal, Canada, 9 settembre 1982), poetessa e scrittrice canadese. Trasferitasi in Polonia all’inizio della Grande Guerra, esordì in polacco, per passare subito all’yiddish. Riparata a Mosca nel 1941 dopo l’invasione tedesca, emigrò infine in Canada nel 1948. Tristezza, sradicamento e solitudine caratterizzano molte delle sue poesie.


domenica 21 settembre 2025

Per raccontare


CARLOS PUJOL

ARTE POETICA

La perfezione, forse, o il simulacro
che serve da consolazione per la sua assenza,
non dipende mai dall'aggiunta
di questo o quell'aggettivo –
sicuramente tutti fuorviano –
ma dalla saggezza di non usare
le parole inutili. Quasi tutte.
Alludendo a ragioni
sconosciute ma essenziali,
una poesia è intessuta di silenzi
che la voce riconosce come propri.
Per raccontare ciò che sappiamo
dell'amore, di come
il tempo scorre attraverso le nostre vite.

(da Vite dei poeti, 1995)

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"La vita del poeta è un sogno perpetuo; sogna la realtà":  il poeta catalano Carlos Pujol pone questo verso di Pierre Reverdy come epigrafe all'inizio di Vita dei poeti, raccolta del 1995. Se questa è la linea di condotta, è altresì vero che va svolta dal poeta con linearità, lasciando cadere il superfluo, per esprimere nel modo più asciutto ciò che si intravede, dando voce anche al vuoto, anche ai silenzi.

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JACQUELINE DEE PARKER, "ARS POETICA 16"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia non è una scienza occulta. Naturalmente, non è una scienza e, comunque, non più occulta e misteriosa della medesima esperienza del vivere.
CARLOS PUJOL, Nadie Parecía, n. 3-4, Inverno 1999

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Carlos Pujol Jaumandreu (Barcellona, 1936 - 16 gennaio 2012), poeta, traduttore, editore e storico della letteratura spagnolo. Insegnante di Letteratura francese all’Università di Barcellona tradusse, Balzac, Baudelaire, Simenon e Voltaire, ma anche Orwell, Emily Dickinson e Jane Austen, esordì nel 1981 con L’ombra del tempo.


sabato 20 settembre 2025

Il difficile è questo


ALBERTO BEVILACQUA

LIBERA USCITA 

Vado tranquillamente al passo 
con l’assurdo, come un nano 
scontento va col suo sogno d’altezza.
Il tram che mi riporta 
va alla sua notte uguale, 
vuoto con una scorta 
anch’esso di buio, anch’esso 
con due lumi rossi per segnale. 
È il gioco, l’azzardo. 
Il difficile è questo: 
l’essere 
infelici con poco.

 
(da La crudeltà, Mondadori, 1975)

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Una sera cittadina, un ritorno in un tram vuoto nel buio, che è vuoto anch'esso di luce, al di là dei lampioni e dei segnali rossi. L'atmosfera esterna è simile a quella interiore del poeta parmense Alberto Bevilacqua, che chiude con quella stilettata finale, dal sapore aforistico.

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FOTOGRAFIA © BURAK THE WEEKENDER/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mia vita, tutta esilio / e folla di rondini, / esilio lieve di climi / dove resiste / un colore nella nebbia.
ALBERTO BEVILACQUA, L'amicizia perduta

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Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 - Roma, 9 settembre 2013), scrittore e regista italiano, celebre per i romanzi La Califfa, Questa specie d’amore e Il curioso delle donne, è stato anche sceneggiatore, giornalista e poeta. Sensualità, nostalgia e disillusione sono tra i suoi temi prediletti.


venerdì 19 settembre 2025

In fondo ai sogni


GIORGIO VIGOLO

PIACERE DEL SONNO

Supino in fondo ai sogni
alti fogliami ascolto;
velluti di foreste
maghe un turchino incenso
addensano. 
                       Disceso
tanto profondamente
nel piacere segreto
del sonno mai non ero.

   Un aureo giorno
so che lassù risplende:

ma sto pago in quest'ombra.

(da Conclave dei sogni, Novissima, 1935)

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Attraverso un gioco metrico e stilistico, il poeta romano Giorgio Vigolo riesce a rendere l'idea ondivaga del sonno, quel movimento onirico che si giova delle ellissi del senso logico: sembra di sprofondare davvero in quello stato in cui la materia si dissolve e si entra nel territorio rarefatto dell'inconscio.

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NETANEL MORHAN, "LA RICERCA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Anima senza tempo in te mi perdo.
GIORGIO VIGOLO, Conclave dei sogni

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Giorgio Vigolo (Roma, 3 dicembre 1894 – 9 gennaio 1983), poeta e scrittore italiano, esponente della “Scuola Romana”. Le sue poesie hanno un gusto barocco e classicheggiante del paesaggio, soprattutto di quello romano. Profondo conoscitore del Belli, tradusse Maestro Pulce di Hoffmann e le poesie di Hölderlin.


giovedì 18 settembre 2025

Antiche pietre


ÓSCAR ACOSTA

LA SCALINATA DI COPÁN

Tra queste antiche pietre,
su questa scalinata,
gli avi hanno lasciato
le tracce dei loro passi fugaci,
la prova
della loro permanenza sulla terra.

Su queste rocce,
su questi blocchi di calcare,
su queste mura indurite,
su queste stele impassibili,
hanno posato le loro mani gli innamorati,
le coppie caparbie.

Gli amanti conoscevano
la transitorietà degli eventi,
conoscevano il potere della memoria.

A Copan, solo la pietra è permanente.

(da Scritto sulla pietra, 1962)

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La Scala geroglifica di Copán si trova in Honduras, sulla facciata occidentale del Tempio-Piramide 26, costruito dagli antichi Maya agli inizi dell’VIII secolo. Il poeta honduregno Óscar Acosta, davanti a questa meraviglia, fa ciò che deve fare un poeta: esprime la sua percezione delle cose, leggendo in quelle pietre il passaggio di migliaia di uomini e donne in oltre quattordici secoli. La lezione della storia è che tutto passa, solo quelle pietre restano a testimoniare con i loro geroglifici il passato.

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FOTOGRAFIA © YOUNGROBV/FLICKR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è una mappa su cui viaggiare per il sogno, / dicevano voci unite dall'eco.
ÓSCAR ACOSTA, Scrittura amorosa

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Óscar Acosta (Tegucigalpa, 14 aprile 1933 – 16 luglio 2014), poeta, scrittore, critico letterario, politico e diplomatico honduregno. Iniziò la sua carriera come giornalista in Perù, in seguito coltivò svariate forme artistiche. La sua è poesia marcatamente intimista e patriottica. Nel 1960 ottenne il Premio Rubén Darío.


mercoledì 17 settembre 2025

Lenta luna


GIUSEPPE UNGARETTI

QUALE GRIDO

Nelle sere d’estate,
spargendoti sorpresa,
lenta luna, fantasma quotidiano
del triste, estremo sole,
quale grido ridesti?
Luna allusiva, vai turbando incauta
nel bel sonno, la terra,
che all’assente s’è volta con delirio
sotto la tua carezza malinconica,
e piange, essendo madre,
che di lui e di sé non resti un giorno
neanche un mantello labile di luna.

(da Sentimento del Tempo, Vallecchi, 1933)

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"La mia luce ha molti specchi, (...) ha sete d'acqua e di luna" scrisse Giuseppe Ungaretti nell'Argomento di Sentimento del Tempo: un retaggio che ritiene gli derivi dall'aver passato molti anni alle soglie del deserto. Qui la luna d'estate porta in sé il presagio dell'autunno, quell'immagine della vita che se ne va, nello scorrere inesorabile del tempo.

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FOTOGRAFIA © PIXABAY



   LA FRASE DEL GIORNO   

Luna, / piuma di cielo, / cosi velina, / arida, / trasporti il murmure d'anime spoglie?
GIUSEPPE UNGARETTI, Sentimento del Tempo

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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


martedì 16 settembre 2025

Parola fatta di nulla


JOSÉ ÁNGEL VALENTE

PAROLA

Parola
fatta di nulla.

Ramo
nell'aria vuota.

Ala
senza uccello.

Volo
senza ala

                           Orbita
di quale centro nudo
di ogni immagine.

                           Luce,
dove
il visibile non ha ancora formato
i suoi innumerevoli volti.

(da Memoria materiale, 1979)

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Nella sua poetica José Ángel Valente va cercando una luce primigenia, pura, non ancora in grado di esprimere le cose illuminandole. È una sintassi del non detto, del non risaltare, inchiostro nero su sfondo scuro. Ma è lì che si manifesta la poesia, in quella sospensione, in quell'attimo in cui tutto è ancora in potenza, in fieri.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Vorrei una canzone / che facesse esplodere la parola intoccabile in cento parole cieche.
JOSÉ ÁNGEL VALENTE, La memoria e i segni

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ValenteJosé Ángel Valente (Orense, 25 aprile 1929 - Ginevra, 18 luglio 2000) fu un poeta, saggista e traduttore spagnolo. Accostato al Gruppo poetico dei ‘50, dal 1966 evolve verso una poesia più esistenziale e influenzata dalla mistica.


lunedì 15 settembre 2025

Ansia d’altri cieli


SALVATORE QUASIMODO

ISOLA

          Io non ho che te
           cuore della mia razza

Di te amore m’attrista,
mia terra, se oscuri profumi
perde la sera d’aranci,
o d’oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi n’è tocca la foce.

Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d’altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle perdute cose.

(da Oboe sommerso, Edizioni di Circoli, Genova, 1932)

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Una vera e propria dichiarazione d'amore per la sua terra, la Sicilia. Salvatore Quasimodo dal 1920 è lontano dalla sua amata isola: prima gli studi a Roma, poi l'impiego presso il Genio Civile a Reggio Calabria, Firenze, Imperia e Genova: il senso del paesaggio è però adesso quello di un'isola vagheggiata nella memoria e nel mito, e il poeta, se altrove prova nostalgia della sua terra, tornato lì viene ripreso dall'ansia di ripartire, come se vivesse in un continuo esilio.

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FOTOGRAFIA © GIUSEPPE GALLO/UNSPLASH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La mia terra è sui fiumi stretta al mare, / non altro luogo ha voce così lenta / dove i miei piedi vagano / tra giunchi pesanti di lumache.
SALVATORE QUASIMODO, Il falso e vero verde

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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


domenica 14 settembre 2025

Stupidamente felice


J. C. BLOEM

DAPPERSTRAAT

La natura è per chi è appagato o vuoto.
E: che natura resta in questo paese?
Un bosco grande come un quotidiano,
poche villette sopra una collina.

Dammi le strade grigie di città,
i lungomari incastrati sui moli
le nuvole mai belle come quando
van per il cielo orlate d'abbaini.

Tutto è troppo per chi si aspetta poco.
La vita cela le sue meraviglie,
finché poi non ne svela lo splendore.

Questo è ciò su cui meditavo, zuppo
fradicio di pioggia, stupidamente
felice una mattina in Dapperstraat.

(da Quiet though sad, 1946)

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Insomma: il poeta olandese J. C. Bloem dichiara la sua preferenza per la città - Amsterdam, naturalmente -, a dispetto delle foreste e delle misere colline dei Paesi Bassi. Si noti il contrasto: la natura è noiosa perché ridotta ormai a un formato, come un quotidiano, mentre il tessuto urbano al contrario fa risaltare proprio incorniciandoli i lungomari e le nuvole. E proprio quella linearità è ciò che il poeta apprezza, non solo nella città, ma anche nella poesia stessa.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Devi imparare a esprimere ciò che hai da dire in modo sempre più semplice. Devi liberarti dalla tua stessa retorica.
J. C. BLOEM

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Jakobus Cornelis (Jacques) Bloem (Oudshoorn, 10 maggio 1887 – Kalenberg 10 agosto 1966), noto come J. C. Bloem, poeta e saggista olandese. La sua opera intrisa di nostalgia per un passato ideale che non è mai esistito come tale. Disilluso dalla vita reale, solo attraverso la poesia poteva affrontare questo desiderio insoddisfatto.


sabato 13 settembre 2025

Un trillo breve


MARIA BARBARA TOSATTI

ALBA DI SETTEMBRE

Suonò già l'alba: sotto un lieve velo
di sonno, i prati e i colli
indugiano e nel cielo
pallido (ancora, qualche muto volo)
muto si perde; solo
da un ramo ora ad ora un trillo breve
lancia un augello nel silenzio e attende
smarrito: oh folli cori
dei mattini di maggio!
quando la breve nota d’un immenso
tripudio era il tuo canto!
che fu? di quei fulgori
già dileguò l’ebrezza, già il mistero
nel breve cuore d’un lontano viaggio
ti punge? ti balena
la prima volta un nero
attimo ignoto?
Sorge il sole: un divino folgorìo
sui calici stillanti, sovra i molli
steli e sui rami accendesi; da mille
invisibili nidi verso il cielo
tripudiando s’innalza un turbinìo
lieve di voli; fugge verso i colli
lontani il velo
estremo della notte, e nel leggero
aere mattutino l’indistinta
orchestra destasi del girono! dove
dove sei trepido augellino? Ancora
dintorno con incerto
cuore ti vogli e voli e gridi e amori
dal ramo ancor contempli
muto anelando
(dubbioso aneli?) perché indugi? è l’ora
tua breve, va, gioisci, , o tu che ignori
te stesso, o tu che sai
dimenticare!

autunno 1933

(da Canti e preghiere, Morcelliana, 1939)

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Riferendosi alle poesie di Maria Barbara Tosatti il critico Pietro Pancrazi disse di riconoscere “nel suo pregare e nell’invocare, il senso intatto di una vita che si brucia, di un tempo che si discorcia”. Lo stesso tempo di Guido Gozzano, quello della tisi, del “mal sottile” che fino alla metà del XX secolo non lasciava scampo. È dunque con questo stato d’animo che la Tosatti legge in un’alba di settembre il declinare dell’estate e della giovinezza – anche gli uccellini che a maggio cantavano con vigore, ora sembrano trillare in tono minore, pur ignari e inconsapevoli della loro finitudine.

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FOTOGRAFIA © MARIOLA GROBELSKA/UNSPLASH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La vera preghiera è poesia, e forse ogni vera poesia è preghiera.
MARIA BARBARA TOSATTI, Le poesie e i diari

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Maria Barbara Tosatti (San Felice sul Panaro, 3 settembre 1891 – Roma, 17 aprile 1934), poetessa italiana. La sua poesia, di ispirazione religiosa, si bilancia tra intonazioni leopardiane e pascoliane, ed è improntata a un dialogo tra se stessa e Dio, su temi quali la sofferenza, il sacrificio, la caducità della giovinezza e il rimpianto.


venerdì 12 settembre 2025

Tu come lei invisibile


GIOVANNI RABONI

QUARE TRISTIS - PERCHÉ

Quare tristis – perché
sempre, nella veglia e nel sonno,
nell’omissione e nell’adempimento,
l’anima ci fa così male?
Noi che la custodiamo
senza amarla, senza conoscerla
nella gabbietta delle nostre ossa
come il vetro di una lanterna
custodisce la fiamma
sappiamo soltanto che è lei,
lei che non ha né tendini né sangue,
la compagnia più sanguinosa.
Tu come lei invisibile
proteggici dal suo silenzio,
fa’ che sentiamo in tempo la sua voce.

(da Quare tristis, Mondadori, 1998)

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"Quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me?" recita il Salmo 42. Perché sei triste, anima mia? Perché mi turbi? Parte da quel versetto Giovanni Raboni per mettersi a nudo, per esprimere quell'invisibile dolore umano che non si può spiegare con la fisica, invisibile come quel Dio cui il poeta milanese si appella: "Tanto difficile da immaginare / davvero, il paradiso".

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TANYA HANSEN, "I COLORI DELL'ANIMA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Come uno che sta sognando e sa / di sognare e nel sogno si ribella al sogno.
GIOVANNI RABONI, Quare tristis

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Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.


giovedì 11 settembre 2025

Insegnata dalla sete


EMILY DICKINSON

L'ACQUA È INSEGNATA DALLA SETE

L'acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L'amore da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve
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(da Poesie, 1859- Traduzione di Giuseppe Ierolli)

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È un tema comune nelle poesie di Emily Dickinson: il desiderio stesso insegna il valore di ciò che desideriamo. Chi fa a meno di qualcosa o è costretto a farlo, conosce meglio quanto valga rispetto a chi invece ne è in possesso. Si può dire dell'amore, della libertà, persino di un paesaggio che i turisti vengono ad ammirare e a cui invece chi ci passa accanto tutti i giorni guarda distrattamente.

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FOTOGRAFIA © WALLACE CHUCK/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il successo è considerato più dolce / Da coloro a cui mai arrise. / Comprendere un nettare / Richiede estremo bisogno.
EMILY DICKINSON, Poesie

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Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 –15 maggio 1886), poetessa statunitense, è considerata tra i migliori lirici del XIX secolo. La sua vita fu priva di eventi esteriori: dopo i trent'anni scelse un volontario isolamento nella casa paterna. La sua poesia spazia dalle piccole cose della vita quotidiana – la natura, le stagioni – ai grandi temi dell’anima innestati sul tema della solitudine.


mercoledì 10 settembre 2025

O pioggia francescana


FEDERICO GARCÍA LORCA

PIOGGIA

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l’anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.

È l’aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell’anima tristezza di ciò che non sappiamo.

La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l’illusione inquieta di un domani impossibile
con l’inquietudine vicina del color della carne.

L’amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.

E son le gocce: occhi d’infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.

Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell’acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.

O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!

O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.

Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.

La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all’orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.

O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da’ all’anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell’anima addormentata del paesaggio!

Granada. Gennaio 1919

(da Libro de poemas, 1921 - Traduzione di Claudio Rendina)

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Con un abile gioco di metafore il poeta spagnolo Federico García Lorca tratteggia tutte le sensazioni che la pioggia porta nell'animo umano: fecondatrice fonte di vita e generatrice di malinconia, apportatrice di dolcezza silenziosa ma anche di tristezza grigia,  motivo di nostalgia e meraviglia di scoprire l'infinito in una minuscola goccia.

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FOTOGRAFIA ©  DARYA GREY OWL/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il rumore / della pioggia ci fa amare la lampada, / il cuore e il libro.
FEDERICO GARCÍA LORCA, Libro de poemas

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Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936), poeta e drammaturgo spagnolo). Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvador Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti.


martedì 9 settembre 2025

Senza sapere


ÁNGEL GUINDA

NON SO CHE COSA SIA UNA POESIA

Non so che cosa sia una poesia.
La poesia è la formula di una sete d'infinito?
La scia d'ombre che ogni fuga lascia dietro di sé?
Il compianto o la nube di polvere di ciò che non c'è più?
Non so che cosa sia una poesia.
La poesia è la nube tesa e impalpabile
a cui ci si aggrappa se si cade per la vertigine?
È la corda di luce con cui ci si impicca?
La poesia è il nulla che nuota nell'impossibile?
È ciò che dice o ciò che non dice?
Si scrive la poesia senza sapere di scriverla,
senza sapere che cosa si sta scrivendo.
Non so che cosa sia una poesia!

(da Rigor vitae, 2013)

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La poesia è per il poeta spagnolo Ángel Guinda un'ossessione: resta comunque qualcosa di misterioso, un'inafferrabile compagna che, in equilibrio tra tradizione e originalità, tenta di catturare la verità e la bellezza: "Il poeta lirico vive dentro se stesso, nella massima intimità con il suo mondo interiore. Scrive principalmente in prima persona; e quando lo fa, di solito si riferisce a se stesso. Identificare e confessare le proprie paure è un'ossessione fin dall'infanzia. Significa affermarsi con sincerità, con trasparenza; significa onorare la poesia".

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Scrivere la poesia / è seminare fulmini, / tradurre il silenzio.
ÁNGEL GUINDA, Chiarore interiore

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Ángel Guinda Casales (Saragozza, 26 agosto 1948 - Madrid, 29 gennaio 2022), poeta e scrittore spagnolo. Insegnante di Letteratura, ha scritto poesia esistenziale e minimalista alla ricerca di un senso estetico in cui i temi principali sono la vita, l’amore, la morte e la poesia stessa. Tra le sue traduzioni opere di Cecco Angiolieri, Florbela Espanca e Àlex Susanna.


lunedì 8 settembre 2025

Una lenta nuvola rosa


JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

FELICITÀ

New York
19 marzo

Metropolitana? Taxi? Sopraelevata? Tram? Omnibus?
Carrozzella? Motoscafo? Aeroplano? Piroscafo? No, stasera
abbiamo attraversato New York, gratis, su una lenta nuvola rosa.

(da Diario di poeta appena sposato, 1917)

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Il 29 gennaio 1916 il poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez si imbarcò da Cadice alla volta degli Stati Uniti per raggiungere la fidanzata Zenobia, che sarebbe divenuta sua moglie nella chiesa cattolica di St. Stephen a New York il 2 marzo. E il coronamento del sogno d'amore riempì di felicità i due sposi novelli: sembrò loro di  viaggiare su una lenta nuvola rosa.

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Bisogna scrivere nel linguaggio dei sentimenti, non nel linguaggio delle parole.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

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JimenezJuan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.


domenica 7 settembre 2025

L’anima bianca della notte


ANTONIA POZZI

GIACERE

Ora l'annientamento blando
di nuotare riversa,
col sole in viso
- il cervello penetrato di rosso
traverso le palpebre chiuse -.
Stasera sopra il letto, nella stessa postura,
il candore trasognato
di bere,
con le pupille larghe,
l'anima bianca della notte.

Santa Margherita, 19 giugno 1929

(da Parole, 1939)

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Una bellissima immagine quella che trova una giovanissima Antonia Pozzi, appena diciassettenne, dopo una giornata trascorsa al mare di Santa Margherita Ligure: la ragazza che nuotava a dorso nel pomeriggio, sdraiata sul letto notturno, riconosce nella stessa posizione quell'ansia di bere l'universo.

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ACQUARELLO DI SAMANTA FRENCH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La musica: una cosa fonda e trepida / come una notte rorida di stelle, / come l’anima sua.
ANTONIA POZZI, Parole

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Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


sabato 6 settembre 2025

Centenario di Ángel González


Il 6 settembre di cento anni fa nasceva a Oviedo, nelle Asturie, il poeta spagnolo Ángel González. La sua poesia, ricca di contrasti, vira dal messaggio realistico della prima opera, attraverso una scrittura più libera e fluida, verso un umorismo sottile e talora caustico. I suoi temi oscillano tra l'effimero e l'eterno, sempre considerando l'amore come l'unico valore assoluto in grado di contrastare il destino umano.

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VORREI ESSERE UN'ALGA, AGGROVIGLIATA

Vorrei essere un'alga, aggrovigliata,
alla parte più liscia del tuo polpaccio.
Soffio di brezza contro la tua guancia.
La sabbia leggera sotto i tuoi passi.

Vorrei essere acqua, acqua salata
mentre corri nuda verso la riva.
Sole che staglia nell'ombra la semplice,
sagoma di ragazza, dopo il bagno.

Vorrei essere tutto, indefinito,
intorno a te: paesaggio, luce, ambiente,
gabbiano, cielo, nave, vela, vento...

Una conchiglia che accosti all'orecchio,
ché io possa unire timidamente,
al suono del mare, il mio sentimento.

(da Aspro mondo, 1956)

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ELEGIA PURA

Qui non accade nulla,
tranne il tempo: una musica
irripetibile
che risuona,
già spenta,
in un cuore vuoto e abbandonato,
che qualcuno si prende un momento
per ascoltare
e poi buttare via.

(da Campione, corretto e ampliato, di alcuni procedimenti narrativi e degli atteggiamenti sentimentali che abitualmente comportano, 1977)

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CERTE SERE

Una tristezza insolita
mi invade certe sere.
Quella di oggi è una di quelle.
Nel soggiorno buio
e triste,
rimango in attesa
che la luna certifichi la morte del giorno.
Questo è finalmente il quarto
calante di una luna piena
dalla luce emaciata
che conferma quanto mi aspettavo:
il giorno
che mi ha fatto tanto male è già morto.
E la notte è il sogno: finalmente, il nulla.

(da Niente di grave, 2008)

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Altre poesie di Ángel González sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non penso, dunque esisto / anche se appena, malamente.
ÁNGEL GONZÁLEZ, Niente di grave

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Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.