ÁNGEL GONZÁLEZ
DEISSI IN FANTASMA
Quello.
Non questo .
Né
— tantomeno — questo.
Quello.
Quello che sta sulla soglia
della mia fortuna.
Mai chiamato, mai
neppure atteso;
solo una presenza che non occupa spazio,
ombra o luce fedele al bordo di me stesso
che né il vento spazza né la pioggia scioglie,
né il sole appassisce, né la notte spegne.
Lieve corda di brezza
che mi lega alla vita dolcemente.
Quello
che sarebbe potuto
essere,
che potrebbe ancora essere
oggi o domani se non fosse
un sogno.
(da Deissi in fantasma, 1992)
.
In una sorta di sovrapposizione appaiono in questa poesia di Ángel Gonzalez il tempo presente e quello che avrebbe potuto essere – una sorta di gozzaniano “Non amo le rose / che non colsi. Non amo che le cose / che potevano essere e non sono / state” ma con una sorta di fatalismo pessimistico, delimitato da quel tecnico “deissi”, termine usato in linguistica a significare il ricorso a elementi particolari, quali i pronomi personali (il questo e quello di González) per precisare quale sia il soggetto parlante e quale il suo interlocutore, e per situare l’enunciato nello spazio e nel tempo. Amaramente, González, spiega le vele di tutto il suo disincanto di un futuro impossibile, che neppure la poesia è in grado di cogliere.
.
FOTOGRAFIA © INTOGRAPHICS/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Sorrido e taccio perché, alla fine, uno è consapevole dell’inutilità di tutte le parole.
ÁNGEL GONZÁLEZ
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