venerdì 26 luglio 2019

Davanti all’immensità


ALFREDO VEIRAVÉ

ANCHE SE CI SENTIAMO PER TELEFONO

Mi ha stupito questa notizia scientifica: davanti all’immensità
del Cosmo, tutto sembra frivolo, le preoccupazioni umani insignificanti.
E davvero mi ha obbligato a chiudere il libro della Sagan quest’altra: se ci rilasciassero
a caso nello spazio cosmico scettico      
la probabilità che noi ci incontrassimo sarebbe inferiore a una parte tra
mille milioni di miliardi (10;33).
E tuttavia, mentre accendevo il fuoco nel camino,
ho avuto la speranza che girando lentamente tra le isole stellari
una volta, ogni 250 milioni di anni, una sera fredda d’autunno
nella pioviggine, potrei passare al tuo fianco, quando da sola
bevi il lento whisky della notte buia, a 40 milioni di anni luce da Resistencia.

(da Radar nella tormenta, 1985)

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Davanti all’immensità dell’universo – un cielo stellato è capace di dare questa sensazione – tutti ci sentiamo piccoli, un minuscolo granello di sabbia di fronte all’infinito. Il poeta argentino Alfredo Veiravé gioca su questa impressione, la associa a notizie scientifiche lette da qualche parte: e tuttavia, qualcosa che riesce a compensare almeno in parte questa piccolezza esiste: è l’amore, capace di annullare le distanze.

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DIPINTO DI MIHAI CRISTE

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LA FRASE DEL GIORNO
In poesia nessuno sa perché scrive.
ALFREDO VEIRAVÉ, Lettere e poesie




Alfredo Veiravé (Gualeguay, 29 marzo 1928 - Resistencia, 22 novembre 1991), poeta e critico letterario argentino, Collaborò ai giornali El Territorio, La Prensa, La Gaceta, de Tucumán e insegnò Lettere all’Università Nazionale del Nord Est. La sua poesia cerca, senza ledere l’emozione, di combattere lo spirito provinciale argentino e diluire la retorica di derivazione spagnola.


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