GIOVANNI PASCOLI
I PUFFINI DELL’ADRIATICO
Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l'acque marezzate)
parlano. È un'alba cerula d'estate:
non una randa in tutto quel turchino.
Pur voci reca il soffio del garbino
con ozïose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.
Sembra un vociare, per la calma, fioco,
di marinai, ch'ad ora ad ora giunga
tra 'l fievole sciacquìo della risacca;
quando, stagliate dentro l'oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
(da Myricae, 1903)
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C’è tutta la poetica di Giovanni Pascoli in quest’alba marina in cui protagonisti sono le berte (Puffinus Yelkouan) e i loro richiami: sospesi tra cielo e mare, liberi dagli affanni della terra, gli uccelli sembrano vociare tra di loro, chiacchierare come fanno i pescatori da una paranza all’altra. E colori, suoni e profumi, sono proprio la caratteristica della poesia pascoliana, così come quell’attenzione per la natura e per gli animali: uno sguardo simbolico sul mondo, la ricerca costante di una relazione tra le cose che possa fornire il senso del vivere.
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FOTOGRAFIA DI PUBBLICO DOMINIO DA NAUMANN, NATURGESCHICHTE DER VOGEL MITTELEUROPAS
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LA FRASE DEL GIORNO
A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra.
GIOVANNI PASCOLI, Il fanciullino
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