venerdì 12 luglio 2013

Che cosa resta di quei giorni?

 

ÁNGEL GONZÁLEZ

LE CENERI DI UN SOGNO

Quel tempo                                
non lo facemmo noi;   
fu esso a disfarci.   
Guardo indietro.   
Che cosa resta   
di quei giorni?   
Rovine,   
vita bruciata,   
nulla.   
Storia: scoria.

(da Prosemi o meno, 1984)

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È una ben amara poesia questa dello spagnolo Ángel González, riflessione sullo scorrere del tempo e su quello che ci lasciamo dietro – i ricordi, queste ombre troppo lunghe / del nostro breve corpo, / questo strascico di morte / che noi lasciamo vivendo” per dirla con Vincenzo Cardarelli. Il tempo vince, è naturale e lo sappiamo tutti: vince sull’amore, vince sull’odio, vince sulla vita. E, come da titolo, brucia i sogni. Anche se essere nihilisti come il González di questi versi forse non paga…

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THOMAS McCOY, “PERSEVERING THE PAST”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ognuno è fatalmente legato al passato dalla memoria delle cose, delle piccole cose che sono come molecole di noi stessi
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CARLO MARIA FRANZERO, Il fanciullo meraviglioso




Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.


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