GABRIELA MISTRAL
PARADISO
Distesa lamina d’oro
e nell’adagiarsi dorato
due corpi come gomitoli d’oro;
un corpo glorioso che ascolta
e un corpo glorioso che parla
nel prato in cui nulla parla;
un respiro che va al respiro e
un volto che trema d’esso,
in un prato in cui nulla trema.
Ricordarsi del triste tempo
in cui entrambi avevano
Tempo e da esso vivevano afflitti.
Nell’ora del chiodo d’oro
in cui il Tempo restò alla soglia
come i cani vagabondi…
(da Tala, 1938)
.
È un paradiso onirico quello che esce da questi versi della poetessa cilena Gabriela Mistral (18891-1957), Premio Nobel 1945: una visione quasi filosofica, permeata dall’oro di una luce primordiale, che riverbera anche nella sua qualità di età perduta, e che riveste l’intimità di quei due corpi – Adamo ed Eva, e anche ogni coppia di amanti dopo di loro - portata da quell’alito di vita che soffia. Ma, ahimè, il Tempo e la perdita dell’immortalità sono lì a testimoniare il pedaggio pagato per passare dal Paradiso a questo mondo reale e materiale: il nostro Paradiso perduto è il Tempo.
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GUSTAV KLIMT, “IL BACIO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il Paradiso è armonia con tutto ciò che vive.
ERMES RONCHI
Gabriela Mistral, seudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga (Vicuña, 7 aprile 1889 – New York, 10 gennaio 1957), poetessa, educatrice, diplomatica e femminista cilena. Vinseil Premio Nobel per la letteratura nel 1945. per «la sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano».
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