Due poeti italiani per cantare novembre: la quasi allegra caduta delle foglie gialle in una Roma turistica (e i vecchi e i giovani che vi leggono metafore) in una poesia di Aldo Palazzeschi e il povero grigiore di questo mese nei versi di Loretto Rafanelli.
ALDO PALAZZESCHI
NOVEMBRE
Dei giovani e dei vecchi
si raggruppano
fra le rovine calde di Roma
su cui i platani lasciano cadere
con frusciare di carta
le loro foglie dorate.
I giovani
fanno sapere ai vecchi
quello che a loro piace
e i vecchi
fanno finta di non sentire.
(da Cuor mio, Mondadori, 1968)
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LORETTO RAFANELLI
LA SPOGLIA PIANURA DI NOVEMBRE
La spoglia pianura di novembre,
nella notte il viso impietrito
da una assenza e le stagioni
che passano come occhi seccati.
Il pane povero di novene
cantate tra i respiri lenti di un corpo
senza anni, altro non si dona
ai fratelli. E nella parola
non si svela in noi la grazia,
né i lucenti riflessi porgono
il sale del tempo,
mentre il mare notturno
nella foschia si infrange
senza pena.
(da Il silenzio dei nomi, Jaca Book, 2002).
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LA FRASE DEL GIORNO
Gli alberi arrugginiscono e / come un volo d’anatre selvatiche si mostrano nel canneto / stormi di stelle.
GÜNTER EICH
Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani (Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974), scrittore e poeta italiano, uno dei padri delle avanguardie storiche. Dall'esordio come crepuscolare e dalla breve adesione al Futurismo, attraversò il «ritorno all'ordine» degli anni Venti e la ripresa sperimentale delle avanguardie degli anni Sessanta con inconfondibile giocondità, enigmatica e inafferrabile.
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