JOSÉ EMILIO PACHECO
ACCELERAZIONE DELLA STORIA
Scrivo qualche parola
e subito
dicono un’altra cosa
significano
un’idea diversa
sono già docili
al Carbonio 14
Crittogrammi
di un popolo antichissimo
che cerca
la scrittura nelle tenebre.
(da Non chiedermi come passa il tempo, 1970)
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La seconda metà del Novecento, dopo le guerre mondiali, parve portare ad un’accelerazione della storia – quando il poeta messicano José Emilio Pacheco scriveva questi versi era in pieno corso l’avventura spaziale che avrebbe portato l’uomo sulla Luna nel luglio 1969, ma non solo: tutto sembrava progredire velocemente sull’onda del boom economico, anche la società, che iniziava il percorso di automazione e informatizzazione con tutte le sue conseguenze. Anche la parola, dice Pacheco, anche la poesia, invecchia nel momento stesso in cui è scritta: l’uomo non è capace di stare al passo con la sua stessa evoluzione.
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MEL BOCHNER, “CHUCKLE”
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LA FRASE DEL GIORNO
È presunzione dire al mondo / “Io sono poeta”. / Falso: “io” non sono nulla. / Sono uno che canta la storia della tribù / e come “io” siamo moltissimi.
JOSÉ EMILIO PACHECO, Guardo la terra
José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.
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