ALBERTO BEVILACQUA
IL PENDAGLIO
Esisto nell’invano
di te,
prezioso, solitario istante
che pure sopravvive al tuo avvenire:
una lacrima spersa
nel tuo lungo rimorso che mai
potrà dirti di me?
se il tempo ti modella,
ragazza mia,
nel tuo specchio già tramato dalle ombre
dove resto
la tua ora che comunque si avvicina
– tra l’azzurro e la ruggine sto
col ninnolo che ti regalò tua madre,
sono un pendaglio
in più
d’antica storia fra i tuoi seni ricurvi
(da Le poesie, Mondadori, 2007))
.
Jorge Luis Borges, a proposito della poesia di Alberto Bevilacqua, sottolineava del poeta parmense questo “potere di far apparire esseri viventi lontani e amati”. Non è solo questo: è anche la capacità di far apparire i corpi nella loro fisicità, nella loro sensuale carnalità, come in questa figura di donna amata che conserva l’io del poeta come una memoria.
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MARIE FOX, “LA SUA NUOVA COLLANA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Bellezza, un senso del nulla, / il solo forse, / che percepisce il mondo / che ci scruta dal fondo del suo specchio / dove riflette solo chi ci manca.
ALBERTO BEVILACQUA, Piccole questioni di eternità
Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 - Roma, 9 settembre 2013), scrittore e regista italiano, celebre per i romanzi “La Califfa”, “Questa specie d’amore” e “Il curioso delle donne”, è stato anche sceneggiatore, giornalista e poeta. Sensualità, nostalgia e disillusione sono tra i suoi temi prediletti.
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