BORIS PASTERNAK
PRIMAVERA
Primavera, io vengo dalla via, dove il pioppo è stupito,
dove la lontananza sbigottisce, dove la casa teme di crollare,
dove l’aria è azzurra come il fagottino della biancheria
di colui che è dimesso dall’ospedale!
Dove la sera è vuota come un racconto interrotto,
lasciato da una stella senza continuazione
per rendere perplessi mille occhi tumultuosi,
insondabili e privi di espressione.
(da Poesia russa del ‘900, Feltrinelli, 1960 - Traduzione di Angelo Maria Ripellino)
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“Primi presagi di primavera, il disgelo. L'aria odora di frittelle e vodka, come il martedì grasso, quando il calendario stesso sembra far giochi di parole. Sonnolento, con gli occhi unti, il sole li socchiude nel bosco sonnolento, attraverso gli aghi simili a ciglia, il bosco li strizza, come coperte di grasso rilucono a mezzogiorno le pozzanghere. La natura sbadiglia, si stiracchia, si volta da un fianco all'altro e torna nuovamente ad assopirsi”: così scrive Boris Pasternak nel Dottor Živago. È una primavera ancora “apprendista”, quella che inizia oggi alle 18.15, con l’equinozio di marzo, quella che nella poesia dello scrittore russo “stupisce” per questo suo stato di sospensione tra due stagioni.
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IVAN ENDOGUROV, “INIZIO DELLA PRIMAVERA”
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LA FRASE DEL GIORNO.
La primavera della vita e la primavera dell'anno son fatte per essere cullate nel grembo verde della natura.
JEROME KLAPKA JEROME, I pensieri oziosi di un ozioso
Boris Leonidovič Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960), poeta e scrittore russo, è universalmente noto per il suo primo e unico romanzo, Il dottor Živago. Insignito del Nobel per la Letteratura nel 1950, fu costretto dal regime sovietico a rifiutare il premio.
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