VANIA VARGAS
VENERDÌ, LE 3 DI NOTTE
Non avremmo fatto l’amore
già lo sapevamo
Allora camminavamo al buio
nella stanza
come se stessimo sognando
un amalgama di ombre
che respirava con difficoltà
sostenendo
tutto il peso della notte
E quando aprivamo gli occhi
o li richiudevamo
non so di preciso
eravamo l’uno al lato dell’altra
sapendo che l’amore serve
a riempire i vuoti
proprio come leggere o scrivere
la sola cosa che insistevamo a fare
stanchi di non imparare a vivere
Fuori
la sirena di una fabbrica
annunciava il turno dell’alba
La porta continuava a essere aperta
tremavo di freddo
gemevo appena
mente ascoltavamo
nelle nostre menti
il narratore che raccontava
la storia di due esseri che
quando infine aprivano gli occhi
o li chiudevano
non so di preciso
parlavano senza vedersi
come se fossero soli
guardando fisso il soffitto
o la finestra aperta
mentre ognuno segnava spirali
sul ventre troppo sensibile
per continuare a pronunciare
“impossibilità” e “morte”
senza ansia
per vestirsi senza tristezza
dandosi le spalle
Oltre gli alberi
dall’altro lato del viale
il faro di un edificio gridava
che la stanza era piena di rami
cespugli neri
che disegnavano le onde del vento
sulle pareti credute pulite
sulle loro braccia nude
sui loro volti
solo per convincerli
che le creature dei boschi
come loro
non esistono
che in una stanza piena di alberi
il freddo non finisce mai
La solitudine e la paura, l’amore stesso che si fa incomprensione: la poetessa guatemalteca Vania Vargas disegna questo sogno notturno dove si riflettono immagini alla Edward Hopper – un incubo, piuttosto - in cui persino la stessa città disegna i suoi fantasmi. E allora, “avvicinati, / se poni il tuo orecchio qui sul mio petto, / ascolta come corrono i cavalli selvaggi // Chiudi gli occhi / immagina le dimensioni di questo deserto”.
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FOTOGRAFIA DI RICHARD TUSCHMAN
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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni tanto il caos riprende i suoi spazi / per ricordarci che un tempo tutto gli apparteneva.
VANIA VARGAS, Segni particolari e cicatrici
Vania Vargas (Quetzaltenango, 12 gennaio 1978), narratrice, poetessa e giornalista guatemalteca. Dirige la rivista online Luna Park. La sua opera poetica comprende Racconti infantili (2010), Forse quel giorno non è nemmeno oggi (2010), e Segni particolari e cicatrici, 2015)
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