ATTILIO BERTOLUCCI
I GABBIANI
Non avevo mai visto gabbiani sulle rive del Tevere
cangianti in questa fine d’inverno le penne e le acque.
Mi sono appoggiato al granito come fanno quelli
che vegliano sulla propria vita o morte usando
un’intenta pazienza ma i miei occhi distratti
seguivano le planate rapinose degli uccelli plumbeoargentei
sino a che furono sazi i ventri affusolati i becchi
già risplendendo su altri flutti a un sole diverso
per il procedere inevitabile del tempo le mie
pupille stanche e ancora voraci ormai volte
sull’emporio mobile delle vie popolose di Roma
alla cerca disperata nell’ora dell’ipoglicemia
d’un alimento improvviso soltanto a me noto
in una rivelazione gioiosa e sterile nell’ombra-luce
sanguigna da attici e cornicioni meridiani
fumigando sui colli i rami verdi della potatura
sino a ottenebrare il cielo pietoso del ritorno.
(da Viaggio d’inverno, Garzanti, 1971)
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Una luce viva, che impedisce di guardare più a lungo il Tevere e i suoi riflessi argentati: un altro inverno finisce in una sarabanda di voli di gabbiani a sfiorare l’acqua, a riempire il cielo di Roma. E Attilio Bertolucci si distrae dal suo male di vivere osservandoli, prima di tuffarsi nelle strade del centro in cerca di qualcosa da mangiare, portando altrove la propria malinconia.
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FOTOGRAFIA © PXLEYES
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LA FRASE DEL GIORNO
Sono gli ultimi giorni dell'inverno / a bagnarci le mani e i camini / fumano più del necessario in una / stagione così tiepida.
ATTILIO BERTOLUCCI, Viaggio d’inverno
Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.
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