NÂZIM HIKMET
LA BAMBINA DI HIROSHIMA
Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette
perché i bambini morti non diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi anche il vento ha disperso la cenere.
Apritemi, vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso,
non chiedo neanche lo zucchero, io,
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.
(da Poesie, 1956)
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La Spoon River della guerra ha milioni di queste lapidi sparse per il mondo. Ricorre oggi l’80° anniversario dell’esplosione della prima bomba atomica su Hiroshima, a piegare un Giappone già sull’orlo della resa; il 6 agosto 1945, alle 8.16 locali, Little Boy, l’ordigno sganciato dal bombardiere Enola Gay, esplose nel cielo della città causando immediatamente 60.000 morti e un numero incerto valutato intorno ai 40.000 nei mesi immediatamente successivi, a causa del fallout radioattivo. Davanti all’orrore di questo ordigno disumano il poeta turco Nâzım Hikmet presta la voce del suo io poetico a una bambina polverizzata dall’esplosione chiedendo la messa al bando dell’arma atomica.
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FOTOGRAFIA © HOI WAI/PEXELS
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LA FRASE DEL GIORNO
Tutt'a un tratto il cielo si squarciò in due. Ci fu un bagliore accecante, e un occhio apparve nel cielo. Un occhio gigantesco, che ci guardò con una cattiveria che non si era mai vista.
AKIRA KUROSAWA, Rapsodia in agosto
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Nâzım Hikmet Ran (Salonicco, 15 gennaio 1902 – Mosca, 3 giugno 1963), poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito "comunista romantico" o "rivoluzionario romantico, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell'epoca moderna. Considerato sovversivo dal regime, scontò 17 anni di carcere prima dell’esilio nei paesi dell’est europeo.

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