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domenica 3 agosto 2025

Il vecchio sogno


ALFONSO GATTO

ERA BEATO IL TEMPO CHE RICORDO

Portavi odore di campagna, il lume
sotto la casa bianca già di notte
e d’un carro lontano. Il vecchio sogno
di cui resto bambino è la tua voce
che spiega il fresco nel mio letto e il mare
mi rincalza alle spalle, contro il mento,
come una grande coperta di luna.
Sotto la loggia passavano gli anni,
da voce a voce la candida vela.
Era beato il tempo che ricordo.

(da Poesie d'amore, 1973)

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Il tempo del ricordo, soprattutto quello dell'infanzia e degli anni della prima gioventù, assume con il passare degli anni una valenza dolce, appena venata di una tenera nostalgia. Non c'è l'amarezza della malinconia per aver perduto qualcosa, ma la felice consapevolezza di avere vissuto, la luce che ancora emanano quei lontani dettagli. Ecco allora che - come il poeta salernitano Alfonso Gatto - si resta bambini in quel vecchio sogno.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Se voi mi domandate perché un poeta scrive, in che modo si è deciso a scrivere, se voi ricordate quel ragazzo seduto nella sua stanza diroccata, comprenderete perché la poesia appartenga agli uomini che non si difendono, che passano nella vita, lungo tutta la vita, senza appropriarsene, amandola anche per gli altri che credono di averla spesa o di poterla spendere senza nemmeno mai riuscire a destarla.
ALFONSO GATTO, Il Politecnico, Dicembre 1947

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Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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