JOSÉ ÁNGEL VALENTE
IL VOLO
Cuore, ora non hai il volo
che ti portava sulle più alte vette.
Batti, strisciando, tra le foglie secche
del giallo autunno.
Fino a quando sarai la segreta larva di te?
Tornerai a nascere un mattino,
respirando la freschezza dell’aria
dove c’è un uccello?
Lo senti?
Canta lassù, sulle cime,
come te, come allora.
Batti soltanto, rifugiato nel buio.
All’uccello che fosti dedicherai questo canto.
(da Frammenti di un libro futuro, 2000)
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Anche l’autunno sta per finire, e con il solstizio d’inverno ci si avvicinerà un po’ di più alla luce. La tristezza di questo periodo così grigio e freddo è ben espressa dal poeta spagnolo José Ángel Valente (1929-2000). Anche il cuore poetico sembra voler cadere in letargo, incapace di volare sulle alte vette dell’immaginazione. Rimane lì, nel buio, in attesa della resurrezione di un mattino di primavera.
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FOTOGRAFIA © 733215/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Con le mani si formano le parole, /
con le mani e la loro concavità /
si formano fisicamente le parole / che non sapremmo dire.
JOSÉ ANGEL VALENTE
José Ángel Valente (Orense, 25 aprile 1929 - Ginevra, 18 luglio 2000) fu un poeta, saggista e traduttore spagnolo. Accostato al Gruppo poetico dei ‘50, dal 1966 evolve verso una poesia più esistenziale e influenzata dalla mistica.
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