REINER KUNZE
LA FINE DELL’ARTE
Non devi, disse la civetta al gallo cedrone,
non devi cantare il sole
il sole non ha importanza
Il gallo cedrone
tolse il sole dalla sua poesia
Ecco un artista
disse la civetta al gallo cedrone
E si fece davvero buio
(da Monologo per altri, 1989 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)
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La morale che emerge da questa specie di favoletta esopica è che l’arte deve essere libera, per definizione. Per questo è invisa ai regimi - si pensi all’“arte degenerata” messa al bando dai nazisti. È il caso anche del regime sotto cui fu costretto a vivere il poeta tedesco Reiner Kunze, quello della Repubblica Democratica Tedesca: la STASI apre un fascicolo su di lui (“influenza in modo negativo alcuni studenti, rendendosi colpevole di gravi errori in campo didattico e pedagogico”, ovvero genera “forti tendenze individualistiche”), lo costringe a lasciare l’insegnamento, gli rende difficile pubblicare in patria. Eppure Kunze, al contrario del gallo cedrone, non ha ceduto alla civetta, ha continuato a lasciare il sole nelle sue poesie: “Mi accusano dell’arcobaleno, / mentre in grandi colori Bianco e Nero / se ne stanno in molte case / della mia città”.
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VINCENT VAN GOGH, “ULIVI CON CIELO GIALLO E SOLE”
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LA FRASE DEL GIORNO
La parola è valuta / Quanto più vera, / tanto più forte.
REINER KUNZE, Vieni col violoncello
Reiner Kunze (Oelsnitz, 16 agosto 1933) è un poeta tedesco. Cresciuto nella Repubblica Democratica fu ostacolato dal regime per le sue idee liberali: lasciò l’insegnamento e fu costretto a dedicarsi a lavori manuali. Nel 1977 si trasferì nella Repubblica Federale, a Passau, dove tuttora vive.
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