GIANCARLO MAJORINO
O MIA CITTÀ
O mia città vedo le porte gli archi
che un tempo limitavano il tuo cauto
intrecciarsi di case strade parchi
oggi spezzarti come una frontiera
o come una catena di pontili
congiungere le tue zone più vili
ai box del centro dove grandi banche
rivali o consociate in busta chiusa
dan vita o morte in crediti d’usura
legate col cordone ombelicale
del capitale e in loro trasformate
e quelle in queste ritmica simbiosi
le sedi razionali dell’industria
con l’asino alla mola e i nuovi impianti
la rapida salita la discesa
più rapida la sedia dei trent’anni
intorno curve schiene di negozi
la Galleria col tronco fatto a croce
in fondo oltre la Scala la gran piazza
Cavour congestionata la questura
la pietra dell’Angelicum trapassi
violenti e luminosi in via Manzoni
il tufo è ancora base ai grattacieli?
(da La capitale del Nord, 1959)
7 dicembre, Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Ed ecco una poesia che il poeta Giancarlo Majorino dedicò alla sua città sul principio del boom economico, quando cominciavano a sorgere i grattacieli e il terziario avanzava a discapito dell’agricoltura: le nuove attività industriali e finanziarie davano vita a un mutamento inesorabile. La domanda finale, sessant’anni dopo, sembra superata: l’antico e il moderno, con i nuovissimi grattacieli, a Milano sono riusciti a fondersi armoniosamente, come dimostra la fotografia qui sotto. Quanto alla società, be’, quello è un altro discorso…
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FOTOGRAFIA © F1 DESTINATIONS
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LA FRASE DEL GIORNO
Milano rimane pur sempre l'unica metropoli internazionale d'Italia.
PHILIPPE DAVERIO, Corriere della Sera, 12 novembre 2010
Giancarlo Majorino (Milano, 1928) è un poeta italiano che fa parte della "Generazione degli anni trenta". Tradotto in inglese, francese, russo, spagnolo, figura in più antologie straniere; suoi testi e saggi interpretativi sono apparsi su riviste italiane e su alcune riviste straniere. Numerosi i suoi testi teatrali.
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