MARIO TOBINO
IL PERIODO CLANDESTINO
Fu un amore, amici,
che doveva finire;
credemmo che gli uomini fossero santi,
i cattivi uccisi da noi,
credemmo diventasse tutta festa e perdono,
le piante stormissero fanfare di verde,
la morte premio che brilla
come sul petto del bambino
la medaglia alle scuole elementari.
Con pena, con lunga ritrosia,
ci ricredemmo.
Rimane in noi il giglio di quell’amore.
(da L'asso di picche, Vallecchi, 1955)
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25 aprile, anniversario della Liberazione. Lo scrittore e poeta viareggino Mario Tobino riflette sul periodo della Resistenza, di quando partecipò attivamente alla lotta contro i nazifascisti sulle colline toscane. Non si nasconde che fu una guerra civile - e ne tratterà ampiamente nel romanzo Il clandestino - che italiani combatterono contro italiani, e questa è la sua pena mentre ricorda quel sogno, quell’amore che fu per lui la lotta partigiana.
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UNA SCENA DAL FILM “IL PARTIGIANO JOHNNY” © FANDANGO
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LA FRASE DEL GIORNO
Anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare che l’ha sparso.
CESARE PAVESE, La casa in collina
Mario Tobino (Viareggio, 16 gennaio 1910 – Agrigento, 11 dicembre 1991), scrittore, poeta e psichiatra italiano. Autore prolifico, esordì prima come poeta per poi affermarsi come romanziere. Le sue opere sono segnate da uno spiccato autobiografismo e da un forte connotato psicologico e sociale.
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