VITTORIO SERENI
PIAZZA
Assorto nell’ombra che approssima e fa vana
questa che mi chiude d’una sera,
anche più vano
di questi specchi già ciechi,
io non so, giovinezza, sopportare
il tuo sguardo d’addio.
Ma della piazza, a mezza sera,
vince i deboli lumi
la falce d’aprile in ascesa.
Sei salva e già lunare?
Che trepida grazia
la tua figura che va.
(da Frontiera, Edizione di Corrente, 1941)
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La piazza, l’agorà, è soprattutto nei paesi mediterranei il luogo principe dell’aggregazione, il punto di ritrovo della collettività. Ed è il luogo dove Vittorio Sereni sente improvvisamente finire la giovinezza una sera d’aprile. Come rileva Rudolf Schuerch, è questo il momento di svolta della sua poesia: “La metamorfosi (poiché di questo si tratta) della figura di Diana in Proserpina rappresenta il salvataggio estremo del sentimento sereniano, che si opera proprio nel momento in cui la giovanile Diana tende a scomparire come evocazione rassicurante, ora ridotta a «specchi ciechi»”.
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GREGORY ALLEN PAGE, “PIAZZA DI COMO”
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LA FRASE DEL GIORNO
La giovinezza è tutta nella luce / d’una città al tramonto / dove straziato ed esule ogni suono / si spicca nel brusio.
VITTORIO SERENI, Diario d’Algeria
Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
1 commento:
Complimenti per il suo fine lavoro di divulgazione culturale 'on line'
e grazie per la citazione dal mio (lontanissimo) lavoro su Sereni. R. Schuerch
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