giovedì 19 ottobre 2017

Gli umili strumenti


YEHUDA AMICHAI

INVECE DI PAROLE

Il mio amore ha una veste bianca e lunghissima,
di sonno, d'insonnia e di nozze,
va a sedersi la sera a un tavolino,
sopra cui posa un pettine, due fiale,
una spazzola, invece di parole.
Dagli abissi della chioma pesca
molte forcine e poi le mette in bocca, invece di parole.

La scompiglio, lei si pettina
nuovamente scompiglio. Poi che resta?
Lei si addormenta invece di parole,
e il suo sonno ormai mi conosce,
scodinzola con la sua coda di sogni lanosi,
il suo ventre s'è impregnato facilmente
di tutte le funeste profezie
della fine dei tempi.

Io la sveglio: siamo gli umili
strumenti di un difficile amore.


(da E non per ricordare, 1971 - Traduzione di Ariel Rathaus)

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“Il vero amore” secondo Tolstoj, è ”quello che si manifesta, non per via di parole, ma di atti”. Lo è questo narrato dal poeta israeliano Yehuda Amichai: i gesti, nel silenzio, contano più delle parole, esprimono più profondamente l’amore, che “in amicizia muta nella chimica della nostra vita”, senza bisogno di dire.

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Renoir

PIERRE-AUGUSTE RENOIR, “LA TOILETTE”, 1908

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LA FRASE DEL GIORNO
Come il tempo non è negli orologi, / l’amore non è nei corpi: / i corpi dicono solo l’amore.
YEHUDA AMICHAI, L’ora di grazia




YeYehuda_Amichaihuda Amichai, all'anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000), è considerato da molti il più grande poeta israeliano moderno, ed è stato uno dei primi a scrivere poesia in ebraico colloquiale.


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