SALVATORE QUASIMODO
AUTUNNO
Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.
Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:
povera cosa caduta
che la terra raccoglie.
(da Oboe sommerso, 1932)
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La similitudine tra l’autunno e la propria condizione – nella sua concezione di vita – viene facile al Premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo: è la solita pena già espressa non solo dallo stesso autore nella celeberrima “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole. / Ed è subito sera”, ma cantata nel corso dei secoli da Omero a Leopardi, da Mimnermo a Ungaretti.
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FOTOGRAFIA © STOCKSNAP/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Tu mi vedi: così lieve son fatto, / così dentro alle cose / che cammino coi cieli.
SALVATORE QUASIMODO, Oboe sommerso
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo. Essenziale ed epigrammatico, ha temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.
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