GIOVANNI RABONI
NON DI QUESTO PRESENTE ORA
Non di questo presente ora bisogna
vivere – ma in esso sì: non c’è modo,
pare, d’averne un altro, non c’è chiodo
che scacci questo chiodo. Né a chi sogna
va meglio, che le più volte si infogna
a figurarlo, e fa più groppi al nodo
se cerca di disfarlo (sta nel todo
che si crede nel nada, sempre) o agogna,
ma con che lama? troncarlo. La mente
infortunata non ha altra fortuna,
dunque, che nel pensiero? Certo a niente
più la mia si consola che se in una
deposizione o un offertorio gente
dispersa solennemente s’aduna.
(da Ogni terzo pensiero, Garzanti, 1993)
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"Non di questo presente ora bisogna vivere- ma in esso sì…" dice Giovanni Raboni. Non c'è scelta dunque, il tempo che ci è toccato in sorte, questo flusso continuo degli eventi in cui siamo immersi è tutto ciò che abbiamo. Neppure il sogno, effimera evasione, è in grado di proporre una concreta via di fuga. In qualche modo dobbiamo allora accontentarci che la mente si tuffi "impavida nell’orrida / dolcezza del presente".
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RENÉ MAGRITTE, "IL MAESTRO DI SCUOLA"
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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è questa cosa, la cosa in cui si sta, in cui non si può non continuare a stare anche quando teoricamente la vita finisce.
GIOVANNI RABONI, Corriere della Sera, 18 ottobre 2005
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Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.

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