martedì 3 agosto 2021

Centenario di Hayden Carruth


Il 3 agosto di cento anni fa nasceva a Waterbury, la “città dell’ottone”, nel Connecticut, il poeta Hayden Carruth. Autore di una trentina di raccolte e d quattro saggi di critica letteraria in sessant’anni, fu professore all’Università del Vermont e caporedattore di Harper’s Magazine. Le sue poesie, influenzate dal jazz e dal blues, pescano nelle sue ampie conoscenze linguistiche e formali. Ammiratore di Pope e del suo razionalismo, Carruth mise nei suoi versi la natura del Vermont, descrivendone la povertà e le difficoltà rurali, la solitudine e la follia. E ancora esplorò il paesaggio della sofferenza e della perdita – la figlia Auburn morì di cancro – raccontando argomenti quotidiani attingendo alla filosofia, alla storia e alla letteratura. Di lui Wendell Berry, altro poeta rurale, scrisse: “Nelle sue poesie mente e cuore parlano all'unisono, e il suo lavoro ha, in misura rara, la qualità dell'affidabilità”.

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FOTOGRAFIA © POBA

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POESIA DELLA MOGLIE

Ed è chiaro che, alla fine, lei è caduta giù
dalla luna, non come una
snella Cinzia a Delfi, dopotutto
non è diciassettenne, ma con la grazia
sensuale e l'implacabilità personale
di una dea dei nostri tempi; così lui dice a
se stesso di notte vedendo il bagliore
del sonno di lei nella metà (due-terzi a rigore)
del loro letto, il
claire de lune della spalla
e della fronte dietro le nuvole scure
dei capelli. Lui beve il suo vino
e ingoia più pillole. Gli uccelli
cantano la loro prima mattinata, piccoli cinguettii e
frinire di insetti, e fuori la prima luce
vela la finestra. Il giorno sarà orribile,
nervoso, cupo e pieno di tensione. L'ultima
sigaretta, il sorso finale di
chardonnay,
e si stringe contro il caldo bagliore di lei,
pensando a quando dodicenne
nuotava nel caldo laghetto oltre
gli olmi e gli alberi di noce al limite
del prato. Si rigirava come una carpa assonnata
tra le ninfee, sotto le libellule
e le nuvole roventi dei vecchi giorni d'estate.

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POESIA DI AUBURN

Un libro che leggevo stamattina
di Milan Kundera dice così: “Nell’algebra
dell’amore un figlio è il simbolo della magica

somma di due esseri”. E ora quella figlia
ha trentanove anni; soffre
di un cancro che ci hanno detto incurabile

e le sarà fatale. Sei stata sposata
per trent’anni a un altro uomo, ed io
ho sposato altre tre donne

e convissuto con sei –
una sciagura ma è così, compiuta
e irrevocabile. Siamo vecchi. Tu hai

sessantanove anni ed io settanta. Sarebbe
follia sentimentale dire di scorgere in te,
o tu in me, i lineamenti della nostra

giovinezza in amore. Eppure è vero. La tua voce
soprattutto mi riporta indietro. Siamo qui
perché nostra figlia, concepita a Chicago

in una bella notte d’aprile tanto tempo fa,
è tragicamente vulnerabile. Ci incontriamo angosciati,
in una disperazione muta. Ci incontriamo dopo anni

di separazione e di appena affettuosa
noncuranza. Ma è vero, vero, questa figlia
che è una donna matura, sofferente

con figli propri, è tuttora un simbolo
di quella magica somma che eravamo, e in questa
sventura, senza parole o tocco o sguardo

furtivo, io mi stringo a te, e so
di essere accettato senza parole o tocco o sguardo
furtivo. Questa, così tardi, la crisi delle nostre vite.

(da Whisky e uova strapazzate, 1996 - Traduzione di Fiorenza Mormile)

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Un’altra poesia di Hayden Carruth sul Canto delle Sirene :

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LA FRASE DEL GIORNO
Una poesia non è un'espressione, né è un oggetto. Eppure in qualche modo è parte di entrambi. Che cos'è una poesia non si può mai sapere, per cui ho imparato a essere grato.
HAYDEN CARRUTH




Hayden Carruth (Waterbury, Connecticut, 3 agosto 1921 – Munnsville, New York, 29 settembre 2008), poeta e critico letterario statunitense. Docente al Johnson State College e all’Università del Vermont, negli anni ‘80 curò la pagina culturale dell’Harper’s Magazine. La sua poesia tratta dei paesaggi del Vermont, della povertà rurale, della perdita, della follia e della sofferenza.


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