Ottobre, l’autunno che divampa nel suo tingersi d’oro e di bronzo, di rame e di giallo. Tempo di funghi e di caldarrostai quando la sera si cerca il tepore del camino. Tempo di memorie e di dolcezze, tanto da aver fatto scrivere a Gesualdo Bufalino “Autunno, stagione sleale”. Quelle memorie che ritrova il poeta torinese Enrico Thovez, quelle dolcezze che sa cogliere Giovanni Pascoli.
.FOTOGRAFIA © JPLENIO/PIXABAY
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ENRICO THOVEZ
OTTOBRE
Calpesto adagio le foglie stridule al passo: ho rimorso
d'essere solo. Non penso soltanto a me quassù: sento
che un bene inutile palpita per l'aria, e fugge per sempre.
Guardate! È un magico incendio. Il sole basso sul colle
traversa d'un oro languido le masse rosse dei boschi.
Ardono pallidamente ; sembrano struggersi in fiamma
nel cielo cerulo: dicono qualcosa al cuore di tenero,
di grande. È forse il ricordo di un altro giorno d'autunno,
lontano, un altro tramonto languido d'oro, una fiamma,
e in fondo all'anima il lampo d'un indicibile amore.
Io salgo su per la ripida costa boscosa; mi pungo
aprendo a forza i cespugli, affondo in mucchi di foglie,
mi volto ansante a guardare, salgo più alto, più alto...
Al vento freddo le foglie accartocciate sui rami
crocchiano fragili, parlano. E tutt'attorno è un'immensa
caduta rossa di foglie, un rosso turbin di foglie.
Io, solo, ritto sul sommo della collina, protendo
la faccia al vento gelato, saluto il sole spettrale.
Godo del sibilo acuto dei rossi sciami, e mi creo
l'esile donna pensosa della mia mente, l'amante
che mi comprenda in quest'ora, in quest'angoscia, che langua
con me d'inutile amore per questo roseo fulgore
del cielo dietro le siepi, le rame e i tronchi dei boschi:
credo sentire sul viso il gelo della sua guancia...
Rabbrividisco; mi getto pel bosco a corsa, gemendo,
e annego me col mio spasimo nella pietà di quest'ombra.
(da Il poema dell'adolescenza, Streglio, 1901)
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GIOVANNI PASCOLI
SERA D'OTTOBRE
Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche:
nei campi arati tornano al presepe
tarde le vacche.
Vien per la strada un povero che il lento
passo tra foglie stridule trascina:
nei campi intuona una fanciulla al vento:
Fiore di spina!...
(da Myricae, Giusti, 1891)
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LA FRASE DEL GIORNO
Ed ero come il grappolo che resta / legato al tralcio dopo la vendemmia.
LINO CURCI, Un fuoco nella notte
1 commento:
Un sincero grazie a chi tien viva e diffonde la poesia tra la gente
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