sabato 12 ottobre 2019

In voce d’albero


UMBERTO BELLINTANI

O TU CHE VIVI AL MONDO CHE FU MIO

O tu che vivi al mondo che fu mio,
fanciullo sorridente oltre il fiume,
se un giorno per ventura dentro un bosco
udissi in voce d’albero richiedere
del bimbo che godeva in fra i suoi rami
rispondi che dal tempo fu rapito.


(da Forse un viso tra mille, Vallecchi, 1953)
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“Io cara mi espando nella grande pianura / ed estasiato l'ammiro, e questo vento… / che qui mi batte sopra il petto è tutto il vento / che quelle rupi d'alti monti ha valicato col suo fragore”: Umberto Bellintani è poeta radicato nella grande pianura, sulle rive del Po a San Benedetto, nel Mantovano. Ed è lì che rimane la sua anima, come egli stesso sancisce in questa sorta di epitaffio scritto in vita per il bambino che fu.

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FOTOGRAFIA © ANGELESES/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO

Fermiamoci un momento, amici. / Quest’albero era / quando ancora non erano / i nostri padri i nostri avi. / Ed ecco io sento che qualcosa gli devo, / ma non so cosa, amici, ma la mano / mia ecco lo accosta e lo carezza, /e tutta trema la mia mano, amici.
UMBERTO BELLINTANI, Forse un viso tra mille





Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po, 10 maggio 1914 – San Benedetto Po, 7 ottobre 1999), poeta italiano. Diplomatosi in scultura, prese parte alla Seconda guerra mondiale in Grecia e Albania, finendo prigioniero dei tedeschi dal 1943 al 1945. Esordì nel 1953 con Forse un viso tra mille, cui seguì nel 1955 E tu che mi ascolti. Dopo un lungo periodo di silenzio pubblicò nel 1998 Nella grande pianura.

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