MARGHERITA GUIDACCI
MADAME X
Io non sono il mio corpo.
Mi è straniero, nemico.
Ancora peggio è l’anima,
e neppure con essa m’identifico.
Osservo da lontano
le rozze acrobazie di questa coppia,
con distacco, ironia –
con disgusto talvolta.
E intanto penso che la loro assenza
sarebbe più guadagno che dolore:
questa e altre cose... Ma mentre le penso,
io chi sono, e dove?
(da Neurosuite, Neri Pozza, 1970)
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Il rifiuto del corpo è un tema non raro nella poesia soprattutto femminile – si pensi a Emily Dickinson: Margherita Guidacci, poetessa fiorentina che visse alcuni anni in clinica neurologica sente questa dicotomia tra anima e corpo e in un’equidistanza eterea cerca di superarla tentando di “recuperare il dolore in una dimensione positiva”, come spiegò in un’intervista del 1972.
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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI
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LA FRASE DEL GIORNO
Davanti a te la mia anima è aperta / come un atlante: puoi seguire con un dito / dal monte al mare azzurre vene di fiumi, / numerare città, / traversare deserti.
MARGHERITA GUIDACCI, Neurosuite
Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.
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