ARUNDHATHI SUBRAMANIAM
A UNA POESIA NON ANCORA NATA
Davanti a un tè ci domandiamo perché scriviamo poesie.
Dieci persone le leggono, in ogni caso.
A tre non piacciono
per partito preso.
Tre provano un vago struggimento
ma devono pensare ai rubinetti che perdono
e al traffico cittadino.
A due piacciono
e non avrebbero problemi a dirtelo,
ma non sanno come.
Un’altra è tutta presa a preparare domande
sulle facili ironie
e sulla politica dell’identità.
La decima si chiede
se porti le lenti a contatto.
E noi
corrotti come chiunque altro
da un mondo assuefatto
ai carboidrati
e alle parole,
brancoliamo ancora
fra tramonti, metrica e
schegge di speranza
per un istante
liberi
dal terribile contagio
dell’abitudine.
(da L’India dell’anima – Antologia di poesia femminile indiana contemporanea in lingua inglese, Le Lettere, 2006 - traduzione di Andrea Sirotti)
.
Fra tramonti, metrica e schegge di speranza: è lì che vive il poeta, è lì che interrogandosi scalfisce il mistero che si cela dietro il reale – a volte addirittura è la poesia stessa che gli si manifesta, che gli si impone come una rivelazione. Perciò è per sé che scrive principalmente, come nota la poetessa indiana Arundhathi Subramaniam sull’onda della Wisława Szymborska di Ad alcuni piace la poesia.
.
FOTOGRAFIA © ZACHARY SPENCER
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Confida nel dio / pronto a fare ancora il giro del mondo / senz’altra ragione // che vederlo, stavolta, / attraverso i tuoi occhi.
ARUNDHATHI SUBRAMANIAM, Quando Dio è un viaggiatore
Arundhathi Subramaniam (Mumbai, 1967), poetessa, artista e scrittrice su temi di spiritualità e cultura. Ha lavorato negli anni come editrice e curatrice di poesia e giornalista culturale. Vive tra Mumbai e il centro Yoga di Coimbatore. Tra le sue opere Dove vivo (2009) e Quando Dio è un viaggiatore (2014).
Nessun commento:
Posta un commento