MARK STRAND
MANGIARE POESIA
Cola inchiostro dagli angoli della mia bocca.
Non c’è felicità pari alla mia.
Ho mangiato poesia.
La bibliotecaria non crede ai suoi occhi.
Ha gli occhi tristi
e cammina con le mani chiuse nel vestito.
Le poesie sono scomparse.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale dello scantinato, stanno salendo.
Gli occhi ruotano le orbite,
le zampe chiare bruciano come stoppia.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e a piangere.
Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.
Sono un uomo nuovo.
Le ringhio, abbaio.
Scodinzolo di gioia nel buio libresco.
(da Reasons for Moving, 1968 - Traduzione di Natàlia Castaldi)
“Possedere / qualcosa oltre il mondo che conosciamo, oltre noi stessi”: è questo il sogno di Mark Strand, ovvero la poesia. Mangiare la poesia sotto gli occhi allarmati di una bibliotecaria non è un atto di cannibalismo, ha qualcosa del rito cristiano: è un assumere il corpo della poesia per diventare noi stessi poesia e “liberare i cani del Sé”.
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IMMAGINE DAL WEB
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia ci aiuta a immaginare che cosa vuol dire essere umani.
MARK STRAND, Inscape Journal, 17 settembre 2013
Mark Strand (Summerside, Canada, 11 aprile 1934 – Brooklyn, 29 novembre 2014), poeta statunitense di origini canadesi, fu saggista e traduttore, professore di Letteratura inglese e comparata alla Columbia University. Nel 1990 fu insignito della carica di Poeta Laureato della Biblioteca del Congresso.
1 commento:
fuori dall'ordinario poetare trasformarsi nel poeta di sè cibandosi del proprio verbo
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