GIORGIO CAPRONI
SONO DONNE CHE SANNO
Sono donne che sanno
così bene di mare
che all'arietta che fanno
a te accanto al passare
senti sulla tua pelle
fresco aprirsi di vele
e alle labbra d'arselle
deliziose querele.
(da Finzioni, 1941)
Agosto è tempo di villeggiatura, tempo di mare. Gustiamoci allora questa poesia di Giorgio Caproni, scritta dal poeta livornese a ventisei anni, nel 1938. I suoi versi ci proiettano sul lungomare della città labronica, seduti su una spalletta a guardare il mare, a cercare un po’ di refrigerio dall’afa del pomeriggio. Ammiriamo il panorama e quelle ragazze d’anteguerra che passano nei loro vestiti di lino o di cotone dai colori chiari, immaginiamo quelle loro acconciature Anni ‘40 viste in tanti film dei telefoni bianchi. Ricordano un’altra poesia di Caproni: “Sei donna di marine, / donna che apre riviere…”
Sono ragazze di Livorno e il mare lo portano addosso, ce l’hanno dentro, lo portano sulla pelle salata. Lo senti quando ti passano accanto e ti giunge nell’aria il loro profumo. Quel mare si apre anche dentro noi, siamo noi stessi mare, le vele bianche ci solcano la pelle, sentiamo il gusto delle conchiglie nella bocca.
Dipinto di Mark Shasha
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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivere poesie non vuol dire comunicare con gli angeli o con il "subconscio". Vuol dire comunicare con i propri visceri, i genitali, i cinque portali dei sensi. Niente di più.
THOMAS PYNCHON, V.
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.
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