venerdì 29 agosto 2008

L’inquieto Cardarelli


VINCENZO CARDARELLI

GABBIANI


Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca
.


È una delle più belle poesie di Vincenzo Cardarelli. Nella sua brevità racchiude una confessione che prende spunto da una profonda meditazione. Osservare i gabbiani, vederli volare apparentemente liberi, in continuo movimento, vederli sostare sulle bitte, sui pali, con quella loro eleganza, porta Cardarelli a paragonare la propria esistenza a quella dei volatili. Così per traslato, il volo dei gabbiani è inquieto, un vagare senza meta, senza altro motivo che l’irrequietudine. Nessuno sa dove abbiano il nido, dove si riposino.

Li si vede soltanto volare e sfiorare l’acqua per cogliere con il becco qualche pesce: Cardarelli giudica così anche la sua vita: non piena, non felice - la sua malinconia era leggendaria nei caffè letterari romani tanto che Montale lo aveva definito “il massimo poeta italiano morente”. Gli sembra solo di sfiorare i giorni, come testimonia in un’altra poesia, “Ottobre”, dove paragona il tempo d‘autunno alla sua esistenza, ormai al tramonto: “E di queste incredibili giornate / vai componendo la tua stagione / ch'è tutta una dolcissima agonia“.

Cardarelli si trova quindi a sognare un destino diverso, una “quiete” che riecheggi quella “pace” indicata al secondo verso: la tranquillità di un mare calmo, liscio come l’olio. Invece, gli tocca questa esistenza incerta, tempestosa: la sua vita è un mare mosso, in burrasca, dove comunque il poeta risplende come un lampo.


Fotografia © Daniele Riva
 

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LA FRASE DEL GIORNO
Forse quello che chiamiamo con pathos, «il senso della vita», è semplicemente resistere.
ENZO FERRIERI, Fuori dal gioco




Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere  temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.


2 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Mi ricopiai questi versi di Cardarelli sul diario dei miei preferiti, quando avevo all'incirca 13 anni - e da allora, hanno un posto speciale nel cuore. Hai ragione, sono fra i suoi più belli: indimenticabilmente splendidi
.
Luciana
www.comoinpoesia.com

DR ha detto...

Io ho sempre ammirato i gabbiani, quella loro iconografia di romantica libertà. I versi di Cardarelli hanno una magia particolare: ci sono poesie che emergono dall'opera omnia di un poeta come delle pietre preziose,e "Gabbiani" è una di queste gemme.