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sabato 3 maggio 2025

Perduta nel fragore


VITTORIO SERENI

LA RAGAZZA D'ATENE

Ora il giorno è un sospiro
e tutta l’Attica un’ombra.
E come un guizzo illumina gli opachi
vetri volgenti in fuga
è il tuo volto che sprizza laggiù
dal cerchio del lume che accendi
all’icona serale.
                                     Ma qui
dove via via più rade s’abbattono
dell’ultima caccia le prede
tra le piante che seguono il confine,
ahimè che il puro
segno delle tue sillabe si guasta,
in contorto cirillico si muta.
E tu: come t’oscuri a poco a poco.
Ecco non puoi restare, sei perduta
nel fragore dell’ultimo viadotto.

*

Presto sarò il viandante stupefatto
avventurato nel tempo nebbioso.

Deboli voli, nomi inerti ormai
ad una ad una si sgranano note
per staccarsi dal coro, oscuri scorci
d’un perduto soggiorno: Kaidari,
una conca dolceamara d’ulivi
nel mio pigro rammentare — o quelle
navi perplesse al vento del Pireo.

E tutto che si prese sguardo e ascolto
confitto nella bruma è già passato.

*

Perché di tanto la ruota ha girato
oggi una flotta amica incrocia al largo,
tardi matura il frutto d’ansietà
primizia ad altri che non te,
despinís.
Chi dorme dorme nell’alta
neve lassù tra i cari morti.
Tu coi morti ti levi e in loro parli:
— Io voglio una bandiera
del mio strazio sonora
smagliante del mio pianto,
io voglio una contrada ove sia canto
lieve dagli anni verdi
l’inno che m’opprimeva,
ove l’allarme che solcò le notti
torni mutato in eco
di pietà di speranza di timore —.

*

Così, distanti, ci veniamo incontro.
E a volte sembra
d’incamminarci, despinís, nel sole
lieto anche ai vinti
nei giardini dell’Attica vivaci.

E ancora il tuo ricordo ne verdeggia.

Tradotta Atene-Mestre, autunno 1942
Africa del Nord, autunno 1944

(da Diario d'Algeria, Vallecchi, 1947)

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Due luoghi di scrittura, due autunni diversi. Ma in quei due anni molte cose sono cambiate: nella prima parte Vittorio Sereni, al seguito dell'esercito italiano invasore, descrive quella Grecia quieta e oscura, dolceamara, quella sognata sulle mappe e ora vista e non più immaginaria; nella seconda, nel campo di prigionia algerino, a risaltare è il ricordo di una ragazza ateniese - despinís è il termine greco che vale "signorina" - di un verde giardino così diverso dal deserto del presente.

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IMMAGINE CREATA CON IA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Non lo amo il mio tempo, non lo amo / L’Italia dormirà con me. / In un giardino d’Emilia o Lombardia /sempre c’è uno come me / in sospetti e pensieri di colpa /tra il canti di un’usignolo / e una spalliera di rose.
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani

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Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


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