MARGHERITA GUIDACCI
IL VUOTO E LE FORME
L’inseguimento, la lotta
sull’orlo invisibile,
le immagini afferrate, già credute
nostre, ed in un istante
ridivenute nebbia,
il deluso ritorno –
di cacciatore a cui toccò soltanto
uno stormir di frasche e il breve lampo grigio
della lepre che a balzi si salva tra i cespugli;
di pescatore la cui lunga attesa
finì in un guizzo ironico di carpa,
quella beffa d’argento sull’amo appena sfiorato…
Come siamo sconfitti!
Come ci cadono di mano le inutili armi!
La pietra resta pietra, il foglio una frusciante
assenza, la tastiera
ostinato silenzio.
Il vuoto si difende.
Non vuole che una forma lo torturi.
(da Il vuoto e le forme, Rebellato, 1977)
.
Quel qualcosa che sfugge e che non riusciamo ad afferrare: la lepre veloce che si nasconde nel folto, il guizzo della carpa che svanisce nelle profondità del lago... Ci resta quel vuoto, dice la poetessa fiorentina Margherita Guidacci, ed è così anche con la poesia, ben poco è quello che riusciamo a cogliere e a scrivere sul foglio bianco. "Quel conseguimento mancato" come scrive Luigi Baldacci "che, suggerendoci l'idea di vuoto, introduce quella di forma; e la forma non è altro che una nicchia scavata nel tempo".
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NATASHA JUNMANEE, "CONCHIGLIE IN RIVA AL MARE"
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LA FRASE DEL GIORNO
E sopra il rogo che hanno preparato / ai tuoi versi, rifulge / l'inconsueta natura di fenice.
MARGHERITA GUIDACCI, Il vuoto e le forme
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Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.

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