venerdì 10 settembre 2021

Una Dea che si chiama Paolina


UMBERTO SABA

PAOLINA

Paolina, dolce
Paolina,
raggio di sole entrato nella mia
vita improvviso;
chi sei, che appena ti conosco e tremo
se mi sei presso? tu a cui ieri ancora
«Il suo nome – chiedevo – signorina?»;
e tu alzando su me gli occhi di sogno
rispondevi: «Paolina».

Paolina, frutto
natio,
fatta di cose le più aeree e insieme
le più terrene,
nata ove solo nascere potevi,
nella città benedetta ove nacqui,
su cui vagano a sera i bei colori,
i più divini colori, e ahimè! sono
nulla; acquei vapori.

Paolina, dolce
Paolina,
che tieni in cuore? Io non lo chiedo. È pura
la tua bellezza;
vi farebbe un pensiero quel che un alito
sullo specchio, che subito s’appanna.
Qual sei mi piaci, aureolata testina,
una qualunque fanciulla e una Dea
che si chiama Paolina.

(da Cose leggere e vaganti, 1920)

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La prima volta che il personaggio di Paolina appare nel Canzoniere di Umberto Saba – in Cose leggere e vaganti, raccolta del 1920 - si presenta come una sorta di dea locale, un etereo spiritus loci femminile che vaga per Trieste, un’apparizione capace di cancellare la malinconia del vivere: commessa della libreria antiquaria del poeta, incarna la potenza di un sogno magico dove le tinte sono evanescenti ma non cancellano la delicata sensualità che soffia leggera in tutta la poesia.

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FOTOGRAFIA © NASTYA BOYKO/500PX

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LA FRASE DEL GIORNO
Durano sì certe amorose intese / quanto una vita e più. / Io so un amore che ha durato un mese, / e vero amore fu.
UMBERTO SABA, Cose leggere e vaganti




Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.


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